La “malattia”? Una grande opportunità di cambiamento!
La visione biologico-sistemica del dott. Japhari Singh Aiese già dott. Pasquale Aiese
Nel mondo in cui viviamo, ricco di convenzioni poco adatte alle nostre necessità reali e vitali, più che di una medicina alternativa c’è bisogno di un’alternativa alla medicina.
Questo è particolarmente importante quando si tratta di prendersi cura di un individuo sofferente.
Qui il medico deve spogliarsi della sua divisa de-medicalizzando quello che in realtà è un rapporto tra esseri viventi dove deve prevalere la disponibilità più che la convenzione, la creazione di fiducia e la responsabilità condivisa.
La stessa parola “assistito” indica un’incapacità di intendere e di volere da parte di chi fa una richiesta di aiuto, un affidarsi in delega quasi sempre esprimendo un consenso non libero e tantomeno informato. Al termine assistito preferiamo la parola “paziente”, questo implica la capacità responsabile di comprendere come attendere con classe ed eleganza il tempo necessario alla guarigione.
Non dobbiamo trascurare anche un’altra consuetudine in campo medico, sia convenzionale che alternativo, e cioè che a indebolire la relazione con il paziente c’è anche quella ricerca spasmodica di qualcosa da correggere.
Tra probabilismi, possibilità, dati statistici di scarsa inferenza, modelli forzati e calcoli algoritmici di una pseudo scienza solo induttiva e mai deduttiva, che ignora completamente i reali processi biologici del vivente e nel vivente, tutti i cambiamenti di una fisiologia adattativa svelati da un accanimento medico preventivo, anziché evitare la cosiddetta malattia evita la mancanza di malati.
De-medicalizzare, nella mia visione, non è l’istigazione a non prescrivere farmaci, ma l’evitare un tipo di assistenzialismo che spoglia l’individuo delle sue capacità e dei suoi punti di forza, quei segni che vanno invece stimolati e potenziati in fiducia reciproca.
La malattia ci riporta al senso del male, ma per la Biologia, nulla è bene o male perché tutto rientra nella logica della vita. Osservare il sintomo e contestualizzarlo porta a considerare la fisiologia e l’anatomia come qualcosa di adattativo alle sollecitazioni ambientali.
Per comprendere il linguaggio del sintomo, come anche evidenziato dal Konrad Lorenz, Nobel per Medicina nel 1974, bisogna studiare appunto la qualità adattativa della fisiologia.
Un grande maestro Ugo Teodori professore esimio di clinica medica presso l’Università di Firenze, nelle sue lezioni magistrali rivolgendosi ai suoi studenti, sottolineava: “è fondamentale non citare termini troppo tecnici davanti ai pazienti poiché il turbamento derivante dal logo malattia può peggiorare il paziente, creando delle risposte nelle chimica e poi nella fisiopatologia creando sintomi aggiuntivi che confondono e condizionano il decorso clinico”.
A proposito della relazione medico-paziente, possiamo affermare che non ci sono cosiddetti malati terminali ma che, soprattutto in campo oncologico, l’errore di raccolta dei dati (falso positivo) con inevitabili prescrizioni presuntive di peggioramento, può condurre ad un insensato accanimento clinico; questo comporta l’abbandono del malato ad un destino crudele fatto di terapie intensive e invasive. La deriva è che poi le stesse cure diventino “terminali” per l’elevato grado di tossicità intrinseca delle stesse sostanze che dovrebbero – sempre su base sperimentale – secondo convenzione e protocollo, essere le uniche a dare speranza di “sopravvivenza”, mai di guarigione!
“Primo non nuocere”, recita il Giuramento di Ippocrate. Recuperarlo è il nostro impegno etico e deontologico soprattutto oggi dopo tutto quanto abbiamo dovuto subire a causa di una Sanità in piena epidemia di corruzione e conflitti di interesse e nelle mani di una politica orba e sempre meno al servizio della Comunità.
La regressione dei sintomi col minor intervento possibile era pratica normale una trentina di anni fa, ma poi si è andata perdendo per via della pressione farmaceutica che ha creato un mercato strutturato sul falso bisogno di prevenzione, di palliazione e di cura.
Le Leggi Biologiche ci fanno capire perché c’è il sintomo e come può cambiare nel tempo senza diventare pericoloso. Questo strumento ci svela che la cosiddetta malattia sopraggiunge non per una noxa sconosciuta, per uno stress aspecifico oppure perché predestinati geneticamente, i sintomi sono il linguaggio riparativo del corpo quando siamo oltre il conflitto adattivo biologico, ovvero in conflitto-lisi. La “malattia” è il superamento alle avversità che definiamo choc biologico, il conflitto biologico qualcosa che ci mette al di sopra di una vita spiazzata (sopra vivere) secondo un compito e una capacità adattativa.
Per questo diciamo la malattia è già guarigione e che il vero terapeuta è Il tempo che occorre affinché il processo giunga al suo compimento, secondo una logica per la vita, secondo un fare Bio-Logico.
Allora, che effetto procura nella psiche del paziente quel ricorrente termine usato in medicina che suona come un “bisogna intervenire prima che sia troppo tardi”?
La Cochrane (Agenzia “un tempo” composta da peer review indipendenti) nel 2016 denunciò la catastrofe causata da una medicina preventiva fasulla e accanita, dimostrando un numero esorbitante (fino al 91%) di falsi positivi negli screening mammari; si proprio così, quegli screening preventivi (dicono) a cui vengono sottoposte le nostre madri le nostre nonne, zie, figlie e nipoti: ( Gøtzsche PC, Jørgensen KJ. Screening for breast cancer with mammo- graphy. Cochrane Database of Systematic Reviews 2013, Issue 6. Art. No.: CD001877. DOI: 10.1002/14651858.CD001877.pub5.)
Dove è finito il principio di precauzione e la farmacovigilanza attiva, quella che derivava da una medicina basata su prove di evidenza (E.B.M.)?
Già alla fine degli anni ’90 denunciavamo che i publisher fossero condizionati dalle case farmaceutiche; sapevamo come Cochrane sottolineasse quanto il dato fosse oramai drammatico e cioè che “solo il 3 – 4 % degli studi scientifici potrebbero essere validabili perché non condizionati da sponsor commerciali”.
Nel 2004 attraverso la tecnica N.G.S. (New Generation Sequencing) fu mappato tutto il genoma umano, conosciamo quindi tutte le serrature per creare chiavi che possono rilevare la presenza di antigeni in ogni distretto tessutale. Come facciamo a distinguere tali antigeni da sostanze altre che chiamiamo per esempio virus, tra l’altro mai trovati al di fuori del nostro corpo?
Tutto facile grazie alla N.G.S. che fornisce i primer alla P.C.R. (una tecnica non diagnostica ma specificamente relativa a tecnologie di chimica farmaceutica); ricordiamo a tal proposito la denuncia fu fatta da Cochrane e, in particolare, dallo stesso inventore della P.C.R. Kery Mullis, Nobel per la Chimica negli anni ’90.
Tocca poi ricordare che nel 2016 la Gates Foundation riuscì a sponsorizzare la Cochrane solo dopo aver licenziato il dott. Gotzche (il Presidente in carica, medico ricercatore, che condusse quei famosi studi di epidemiologia clinica sullo screening mammario), poi il dott. Welch anch’egli autore di numerosi studi sul falso positivo e sull’inutilità delle chemio, e soprattutto Tom Jefferson il più grande epidemiologo vivente.
Questo con l’appoggio indiretto della W.H.O che evidentemente non aveva più bisogno di studiosi e ricercatori indipendenti.
Noi siamo restati incorruttibili e abbiamo, da epidemiologi, denunciato lo scempio; questo perché la nostra storia è fatta di studio e di applicazioni empiriche e fenomenologiche, quei famosi studi di Evidenza boicottati e deviati da un manipolo di esaltati e di demoni.
Nel rispetto profondo delle Geometrie Sacre, quell’ermetismo appartenente al lignaggio delle Leggi Universali che genera un modus vivendi in nome del solo Diritto Naturale, la nostra storia parla del perché siamo arrivati a questi studi a favore dell’umanità sofferente e resa schiava da un Diritto Positivo completamente in violazione degli Esseri in Vita che popolano la Madre Terra.
Comprendere il significato del conflitto biologico in una società che subisce quotidianamente messaggi dissonanti che orientano alla paura del male, alla guerra contro il cancro, all’impotenza verso virus “invisibili”, è cosa molto ardua.
L’indottrinamento inizia nelle scuole primarie, passa attraverso la forte medicalizzazione dell’età pediatrica; messaggi che privano le madri della loro sicurezza e della loro capacità di genitorialità.
Da medico, con esperienze trentennali quotidiane, sempre a contatto con realtà familiari e sistemiche, quando i genitori si orientano verso la conoscenza delle reali cause dei sintomi, i figli crescono senza quei conflitti aggiuntivi, dovuti alla paura della malattia. Si vive così in equilibrio biologico, non occorrono supplementi o particolari diete o cure per così dire “naturali”, basta l’armonia familiare a garantire la salute.
Il conflitto biologico è all’ordine del giorno, uno spiazzamento che diventa esperienza biologica, scritta all’interno del proprio compito sistemico, del proprio ruolo nel gruppo di appartenenza, proprio come avviene nel fare adattativo mammifero.
La fisiologia speciale, non quella che viene definita erroneamente fisiologia patologica (fisio-patologia), fa sempre sintomi gestibili.
La fisiologia speciale dei programmi biologici risponde ad un progetto evolutivo che dura da milioni di anni.
L’individuo si trova oggi nel mondo della super tecnologia medica.
Il medico è oramai completamente sottomesso ad intelligenze artificiali, non riesce più ad applicare la semeiotica clinica ed è costretto ad interpretare il peggio; vive il suo continuo arruolamento al maligno, vede male capendo poco quello che accade.
Se un malato si reca da 10 specialisti si possono avere fino a 7 diagnosi differenti per una stessa cosiddetta patologia (studio epidemiologico fatto una decina di anni fa presso le ASL del Canton Ticino). Vede male e dichiara il peggio possibile e, anche quando potrebbe prevalere il buon senso, arriva la medicina difensiva che dà la sua stoccata finale. Quella pratica figliastra del delirio di onnipotenza in campo medico che affida la guarigione certa al solo protocollo e alle sole raccomandazioni che salvano. Se non segui gli ordini di scuderia sei omissivo, un assolutismo privo di un principio di precauzione che non permette mai di obiettare che le cure possano essere sbagliate, se il paziente peggiora o muore è sempre perché era troppo grave.
Il conflitto biologico, i sintomi, il dolore fisico e quanto altro è sempre riconosciuto dalle nostre circa centomila miliardi di cellule, così come anche i batteri simbionti e i microrganismi necessari alla nostra vita, presenti in tutti i nostri simili con un rapporto di 7:1 rispetto alle nostre cellule.
I microorganismi rispondono in modo cooperativo al ritmo cervello/organo e sono lì disponibili a condividere il progetto simbionte a favore della vita.
L’approccio medico spogliato delle giuste conoscenze biologiche si persevera nell’errore di considerare l’anatomia e la fisiologia come qualcosa di animata e fine a se stessa, al contrario l’anatomia e la fisiologia adattativa sono studiate da più di tre secoli nella loro qualità fenomenologica; risalgono infatti al ‘700 le prime grandi intuizioni culminate poi con il Nobel di Konrad Lorenz, medico etologo che dimostrò la natura della vera fisiologia degli esseri viventi.
La capacità di comprendere come la relazione familiare e sistemica sin dall’epoca fetale, poi la nascita e l’ambiente di vita dei primissimi mesi, creino l’imprinting biologico che modella le nostre risposte organiche e, quindi, i nostri sintomi è la vera struttura delle Scienze Biosistemiche.
La novità del capire il “perché” proprio a me, ma anche il “chi è” il mio sintomo, quale relazione sospesa attraverso la ricerca di un equilibrio faticoso, non ordinario, sto cercando di ricomporre?
Ed è per questo che si arriva a considerare la malattia come opportunità di cambiamento.
Abbiamo dimostrato che senza i conflitti aggiuntivi causati dalla non conoscenza e dalla paura collegata all’ignoto, paura che si perde tra i probabilismi delle pseudo diagnosi, i nostri programmi biologici diventano un viaggio esperienziale e permettono di affrontare il futuro con piena fiducia del proprio tempio divino, il corpo fisico, il luogo di preghiera dove onorare la vita e soprattutto chi ce l’ha donata.
La Cura viene sostituita dal semplice contributo sintomatico.
Un medicamento che aiuti a sopportare un sintomo deve essere accompagnato da una partecipazione dell’individuo nel senso della comprensione e della sua percezione, una capacità di sentirsi al sicuro. Senza questa premessa, spesso, i farmaci hanno uno scarsissimo effetto.
Ma parliamo di farmaci che devono essere usati solo al momento, che diano cioè un chiaro ed evidente contributo reale; i farmaci che prevengono una malattia, siano essi convenzionali o alternativi, sono ipnoticamente una realtà inventata, un’istanza mai validata dalla nostra stessa amata e purtroppo estinta Cochrane!
Nella mia pratica medica, scelgo il farmaco in base alla legge di bifasicità, se il sintomo è freddo utilizzo un farmaco caldo, se il sintomo è caldo un farmaco freddo; un po’ come l’antica esperienza dello Yin e dello Yang.
Il medicamento può essere chimico farmaceutico, fitoterapico, omeopatico, una manovra posturale, l’agopuntura, ma anche una musica, oppure un certo linguaggio può essere caldo o freddo, ovviamente la stessa alimentazione ma, soprattutto, è fredda polare la paura di morire.
Ecco, qualsiasi cosa utilizzi deve essere nella percezione di protezione e di sicurezza del paziente, non deve essere scambiata per una cura, perché qualsiasi cosa utilizzi ha un solo obiettivo, permettere all’individuo sofferente di gestire al meglio il momento riparativo, quindi, l’effetto deve essere immediato, altrimenti lascerei una percezione fasulla di “cura”.
Perciò non esistono metodi o protocolli, esiste il qui e ora con un paziente unico e irripetibile; soprattutto la verifica storica che quasi sempre la migliore terapia è il “niente fatto bene”.
L’organismo se non viene disturbato tende sempre all’equilibrio, non è mai il farmaco che cura.
Il grande e famoso medico messicano Sanchez Ortega (antico maestro di omeopatia) diceva: “le malattie a volte sembrano guarire con l’intervento di un farmaco altre volte anche senza, io dico che, in realtà, quasi sempre nonostante un suo utilizzo”.
È grazie al sintomo che si ricrea un equilibrio. Il sintomo è esperienza riparativa che si deve saper gestire. La salute, dico sempre, è la capacità di sapere gestire con classe ed eleganza le difficoltà quotidiane senza paura, soprattutto per le malattie.
La conoscenza del reale funzionamento del nostro organismo permette la vera Sovranità.
articolo scritto dal dott. Japhari Singh Aiese già dott. Pasquale Aiese – Roma e Napoli
Per approfondire: Corso in Scienze Biosistemiche
Vedi la Diretta “Il Percorso delle Scienze Biosistemiche”