Gambe che non riposano
articolo scritto da Yana K. Duskova Madonno
Kinesiologia emozionale RD, Kine4coaching, Insegnante metodo Quanti-Ka©, Shiatsu, Reflessologia auricolare
Cosa troverai in questo articolo:
Sindrome delle gambe nervose
La decodifica del sintomo secondo le 5 Leggi Biologiche e la Biologia umana totale.
In questo nuovo modo di concepire malattie e sintomi affrontiamo il disagio dal suo punto di vista emozionale e biologico, ovvero cercando di capire come mai il nostro cervello ha reputato opportuno attivare quelle parti del corpo come programma di sopravvivenza.
Il sintomo è la soluzione a quella domanda che non mi sono mai posta.
È la reazione biologica sensata a quell’evento che in maniera sottile mi sta turbando, ma che per qualche motivo non sto tenendo in particolare considerazione.
Parliamo della “sindrome delle gambe senza riposo o nervose”
Quale soluzione ci mostrano? In che modo il nostro cervello la ritiene la “migliore soluzione per la nostra sopravvivenza”?
La parola “sindrome” secondo la Treccani è “un complesso più o meno caratteristico di sintomi, senza però un preciso riferimento alle sue cause e al meccanismo di comparsa (…)”
Già. “un insieme di sintomi… più o meno caratteristici… senza un preciso riferimento alle cause…”, tradotto in parole povere chi soffre di una “sindrome” ha un effettivo disagio e quando va alla ricerca delle cause di risposta gli viene detto quello che già sa… “tanti disagi senza riuscire ad individuare una vera causa”.
Insomma, come prima cosa si dà un nome altisonante, e maggiormente specifico, ad uno stato di malessere veramente limitante per la persona.
Cosa succede a chi ne soffre?
È uno stato fortemente limitante per la persona, che comincia di solito con qualche disturbo nel prendere il sonno, poi, prosegue un forte ed incontrollabile impulso ad agitare le gambe, un po’ come la mitica Sandra Mondaini in “casa Vianello” (ve la ricordate?).
E via via va peggiorando, aumentando la difficoltà nel sonno alimentata da queste gambe agitate, miste a fitte più o meno dolorose che, a loro volta, alimentano la difficoltà a prendere sonno e lo stesso nervoso del fatto che non riusciamo a dormire… la storia infinita!
Cosa fare di preciso?
La medicina tradizionale brancola più o meno nel buio. Dopo molteplici esami che escludono tutta una serie di possibili cause organiche e strutturali, si interviene solitamente con farmaci che lavorano sul sistema nervoso, in grado di dare momentanei successi che tendono però a spegnersi dopo qualche mese, a meno che non si aumentino i dosaggi.
Qualcuno tollera meglio i farmaci, altri accusano fortemente gli effetti collaterali come ottundimento, e stanchezza.
Anche le discipline complementari olistiche non sempre fanno centro. Si hanno buoni risultati (ovviamente con altre tempistiche e costi) che durano un po’ di più, e difficilmente si ritorna al peggioramento totale, ma solo quelle che aiutano la persona a vedere il perché ottengono dei risultati duraturi.
Cosa ci raccontano questi sintomi?
Come sempre il mio invito è quello di recarvi dal vostro medico di fiducia, qualora soffriate di questo disagio, parlate con lui dei vostri disagi e paure e scegliete insieme il percorso da seguire.
Se vi va di sapere di più sul perché emozionale e biologico, allora continuate a leggere, perché qualunque scelta farete, questo pezzo che aggiungerete oggi potrà fare la differenza.
La decodifica in questo momento è a dir poco semplice, se avete già capito che “la malattia è una risposta e una soluzione a una domanda che non mi sono mai fatta” e le mie gambe sono “senza riposo, come se volessero correre”, allora facendo 1+1 la soluzione viene facile.
Da cosa stiamo scappando?
Esatto, da cosa vorremmo scappare durante il giorno, nella nostra vita?
Immaginate che tutto il giorno siate a contatto con una persona o una situazione profondamente disagiante per voi, qualcosa da cui vorreste prendere le distanze e di cui potreste anche non esserne del tutto consci. Una situazione in cui, in qualche modo, vi siete “incastrati che per un po’ vi è anche andata bene, ma che col tempo è degenerata e avete continuato ad accettare e a buttare giù… e poi avete resistito ancora un pochino… e poi un altro po’… e poi un giorno avete avuto come la velata e sottile sensazione che “oramai fosse troppo in là per cambiare…”.
Aggiungendo anche la possibilità che vi è stato detta un po’ da tutti che “dobbiamo farci andare bene le cose”, “che abbiamo già molto”, “che non possiamo pensare che tutto vada sempre bene”, “che dobbiamo scendere a compromessi”, ecc…, che se in parte può avere un senso, dall’altra c’è da chiedersi fino a che punto è utile buttare giù i bocconi amari ed incastrarci in situazioni che ci portano dolore… per il bene di chi? O di cosa?
Prendete un bel respiro. Non sentitevi a disagio, lo facciamo tutti, con frequenze diverse, ma tutti per un bene più grande siamo scesi a patti con il diavolo. Il nostro personale diavolo.
Non siamo brutte persone, o deboli… siamo noi con le nostre emozioni e le nostre vite, e tutte le scelte che facciamo sono sempre le migliori che potevano fare o prendere rispetto a quel momento, in quel contesto, con le carte che avevamo in mano.
Da cosa stai scappando? Cosa dice il corpo? Da cosa vorrebbe allontanarti?
Quale situazione ti sta creando questo sottile disagio continuo, di volerti allontanare, far scappare, fuggire?
La nostra biologia emozionale non va tanto per il sottile e non si perde in macchinazioni mentali di pensieri, relazioni ecc… Lavora ad un piano ben più basso e più terra-terra.
Ogni cosa che entra in contatto con noi passa solo due test estremamente importanti del nostro cervello arcaico:
– vita/morte (ovvero, questa cosa che sto affrontando è favorevole alla mia vita o quella della mia progenia, oppure no?)
– mi piace/non mi piace (questa cosa è una cosa verso la quale mi sento di andare o dalla quale mi vorrei allontanare?)
Tutto il resto è pensiero macchinoso e articolato.
In base alle prime due risposte, biologicamente, il nostro cervello si attiva di conseguenza per fare il movimento necessario a garantirgli la sopravvivenza.
È come se schiacciasse il bottone “via da qui, questo non ci piace” e, immediatamente dopo, noi lo bloccassimo. È come se quella informazione rimanesse bloccata nei nostri muscoli che avevano già ricevuto l’input di muoversi, di andarsene, ma che non hanno potuto portare a termine, perché stoppato. Un colpo in canna inesploso.
E quando esplode? Di notte, alla sera, quando finalmente siamo lontani da quella situazione o quando possiamo lasciare il controllo.
Diciamo che, perché questo avvenga, la situazione deve protrarsi da molto tempo, in un continuo “entro in contatto con la situazione / mi allontano” (tipico di un ambiente lavorativo che non mi piace in cui ogni giorno vado e poi torno a casa), oppure deve esserci un insieme di protrarsi nel tempo e una carica emotiva molto forte (una situazione che ci crea molto disagio).
Soluzioni possibili?
Indagate su quale situazione state rifuggendo, trovate un modo di integrarla e di farci pace.
Sicuramente una seduta di Kinesiologia Emozionale RD permetterà di fare luce accompagnati da un operatore, questo se non siete ancora stati in grado di individuare ed allontanare da soli il fattore scatenante.
Il massaggio fatto con oli alchemici emozionali può fare miracoli, specie se accompagnato ogni sera da un risciacquo alternato di acqua calda e fredda prima di andare a letto.
Un massaggio con una crema corpo addizionata di oli essenziali appositamente testati per voi da fare in autonomia è anche consigliato.
Un massaggio di ToccoQuantico con oli essenziali testati appositamente per voi che unisce la tecnica Quanti-Ka potrebbe stupirvi, per la sua efficacia.
Una seduta di Fiori di Bach individuale vi potrebbe anche aiutare per andare a caccia del fattore scatenante, integrandolo.
Nel frattempo per chi di voi ha Quanti-Ka può collegarsi o collegare la persona all’ologramma di Beech, Impatiens, Chicory, Pine.
In alternativa, se non avete Quanti-Ka potete anche ripeterli alla sera prima di andare a dormire come un mantra.
Qualcuno trova anche sollievo integrando mezzo cucchiaino di magnesio supremo (mi raccomando, magnesio supremo, non altri tipi!) in acqua tiepida alla sera e al mattino per una ventina di giorni.
Lavorate su più fronti, mi raccomando, non lasciate nulla al caso!
articolo scritto da Yana K. Duskova Madonno
Kinesiologia emozionale RD, Kine4coaching, Insegnante metodo Quanti-Ka©, Shiatsu, Reflessologia auricolare