Disturbi intestinali, tutta la verità…
di Yana K. Duskova Madonno
Kinesiologia emozionale RD, Kine4coaching, Insegnante metodo Quanti-Ka©, Shiatsu, Reflessologia auricolare
Parliamo di quel momento meraviglioso in cui il nostro intestino, in un modo o nell’altro, decide di non collaborare. Sciopero.
Oppure, si lancia in un impeto di generosità e restituisce rapidamente, con una certa impellenza, quello che gli abbiamo recentemente affidato. Insomma, lo squaraus, tecnicamente detto.
I disturbi dell’intestino sono tantissimi e molto comuni. A tutti sarà già capitato di essere sorpresi da una chiamata intestinale alla quale proprio si fa fatica a non rispondere. Per qualcuno questo è proprio un problema limitante, al punto che si pianifica la propria vita in base a “cosa posso mangiare” o “devo muovermi solo vicino a bagni che so di poter utilizzare in tranquillità”.
Ovviamente si tratta di un argomento complesso e dalle mille sfaccettature, e insieme cercheremo di spalmarlo (lo so, termine infelice ma azzeccato) in questo scritto.
Intanto, ricordiamoci sempre che, per la decodifica del sintomo, i sintomi arrivano sempre DOPO l’avvenuta risoluzione di un conflitto biologico emozionale. Quindi, l’eventuale “scarica” avverrà dopo un momentaneo percepito di risoluzione.
Tutti i sintomi intestinali sono legati ad un profondo senso di “ingiustizia”, di fregatura, di sottomissione indesiderata. In Francia viene anche chiamata “sindrome del colonnello”, ovvero quella del soldato che deve sottostare a degli ordini, anche se li ritiene ingiusti.
Spesso abbiamo anche il percepito di “porcheria indigesta” ovvero “quello che mi hanno fatto è una porcata enorme, mi hanno fregato ingiustamente, non so se riuscirò mai a perdonarlo”.
Cosa succede all’interno del nostro corpo?
Parte delle nostre pareti intestinali è guidata dal tessuto “endoderma” che risponde e si attiva davanti al conflitto del boccone, che può essere indigesto, troppo grande, troppo desiderato, rubato all’ultimo, ecc…
Come sempre la nostra biologia parla di un boccone fisico, ma la nostra mente nell’evoluzione è riuscita a sostituirlo anche come boccone figurato. Per questo si può sì parlare di bocconi di cibo reale, ma anche di bocconi figurati come soldi, cose importanti per noi e per la nostra sopravvivenza, ma per esperienza ho osservato che anche i torti possiamo viverli come “bocconi indigesti da tirare giù”.
Succede che, quando ci troviamo davanti ad un boccone troppo grosso e troppo indigesto da assorbire e tirare fuori, il nostro cervello invii l’informazione “non ho abbastanza superficie intestinale per digerire sta roba grossa così…” e quindi il corpo si attivi per “produrre più intestino, aumentare la superficie” per avere più intestino che gli permetta di digerire al meglio sto popò di roba.
D’altronde, cosa fareste voi, se non aveste sufficiente spazio nell’armadio per mettere i vostri vestiti, e fosse per voi importante tenerli tutti? Aggiungereste altri cassetti, o altri mobili. L’intestino fa lo stesso, con l’eccezione che, quando percepisce che la superficie che ha costruito in eccesso non serve più, la distrugge e la spara via (come con alcuni piccoli polipi, ad esempio).
Ovviamente questa costruzione di superficie che gli serve in più, la deve creare in fretta, e con cellule non proprio precise alle originali (non ha il tempo di crearle uguali, oltre per il fatto che comunque non ha senso rifarle uguali visto che a breve conta di eliminarle), ma simili, e non del tutto specializzate. Ecco perché ad un eventuale prelievo, potrebbe succedere che ci trovino delle cellule “strane, impazzite, non simili, ecc…”
Anche lì, d’altronde, se nell’armadio doveste ospitare gli abiti di qualcuno che a breve se ne andrà, mica comprereste mobili in noce antica, usereste scatoloni o roba alla buona, da non spendere tanto, se poi contate di buttarla via o non usarla più, giusto?
Il nostro corpo, che non è proprio uno sprovveduto, fa la stessa cosa.
Cosa fare? Intanto, come sempre, se siete preoccupati per la vostra salute intestinale, rivolgetevi ad un medico di fiducia e che vi piaccia. Con l’intestino non si scherza. Può essere utile fare dei test naturopatici per controllare se ci siano sostanze irritanti alle quali siete più sensibili. Ma un’altra cosa importante è anche scegliere un operatore che vi aiuti a trovare una posizione rispetto al vostro vissuto, per capire cosa vi porta lì, magari un’eccessiva timidezza, la paura di non riuscire a dimostrare il vostro valore, la paura di perdere qualcosa di importante che ci impedisce di muoverci.
Le tecniche olistiche che consiglio sono Tocco Quantico, per lavorarci in maniera più gentile, Kinesiologia Emozionale per andare al nucleo, psicoterapia “illuminata” (che include il sapere olistico), Fiori di Bach e perché no, anche dello Shiatsu lavorando molto sui meridiani di intestino crasso e cistifellea.
Consigli per casa: Imparate a mangiare e a vivere il momento del pasto in maniera presente e consapevole. Fate in modo che i vostri pasti si consumino lentamente e in presenza solo di cose belle, evitate notizie o telegiornali mentre mangiate, o di mangiare con persone che non vi piacciono. Associate ai pasti un vissuto emozionale piacevole. Chiedetevi se quando consumate i pasti siete tranquilli e sereni.
Fate una meditazione con i fiori di Bach Mimulus, Larch o Aspen.
Imparare a lasciare andare le spigolosità eccessive può aiutarvi a stare meglio e a non prendere tutto come un “boccone indigesto” che siete costretti a mandare giù.
Abbiamo visto che ci sono disagi di diversa intensità, dai polipi, alle scariche, alle neoplasie o ai tumori, ecc… che possono crearsi secondo un senso ben preciso.
La differenza la fanno l’intensità e la ripetitività del conflitto. Quella che viene anche chiamata massa conflittuale. È un po’ come dire la differenza tra una grossa porcheria che mi fanno una volta e che non riesco a risolvere per lungo tempo, oppure tante piccole porcherie o ingiustizie a cui devo sottostare ogni giorno. Magari avere un capoufficio piuttosto difficile da gestire.
Ho notato, per esperienza, che le donne mancine sono maggiormente sottoposte a questo genere di problema, per via della loro naturale predisposizione biologica a mal tollerare il comando.
Diciamo che ripetute scariche diarroiche possono essere associate a qualcosa che “ci fa talmente schifo che dobbiamo eliminarlo velocemente” (cosa che spesso accade anche con alimenti che per vari motivi non tolleriamo o che il nostro corpo reputa nocivi per noi), quindi di natura fastidiosa ma limitata e facilmente eliminabile.
Quando ci troviamo davanti a momenti di stitichezza alternati a scariche, il corpo ci sta dicendo che l’intensità del vissuto è ancora diversa, è come se nell’atto della digestione, da un lato, stesse ancora cercando di capire cosa tenere e cosa no (tipico delle persone testarde) e dall’altra stesse tenendo fermo l’intestino per permettere la riparazione dei tessuti precedentemente danneggiati.
Attenzione qui ad intervenire con prodotti irritanti per l’intestino! Sarebbe come se un idraulico stesse riparando dei tubi e avesse bisogno che sia tutto fermo per procedere con la saldatura e voi gli andaste vicino con un martello pneumatico ad infastidirlo! Non sottovalutate l’intervento dei purganti, andateci sempre piano e consultando personale sanitario adeguato. Qualche giorno di blocco si può tollerare o tenere d’occhio anche con una buona dieta.
E quando si parla di intestino “permeabile”? Qui ci troviamo ad una parete intestinale che è stata ripetutamente soggetta a rimodellamenti a causa di un vissuto che abbiamo perpetrato nel tempo. È un po’ come se il nostro corpo, a forza di “costruisci, smantella, costruisci, smantella” alla fine si trovasse con un tessuto assottigliato che non riesce più a ricostruirsi. Anche perché sono comunque tessuti, un po’ come quando rammendiamo una calza bucata… c’è un momento in cui, a causa dell’usura, non ci sarà più sufficiente tessuto per ricucirla.
di Yana K. Duskova Madonno
Kinesiologia emozionale RD, Kine4coaching, Insegnante metodo Quanti-Ka©, Shiatsu, Reflessologia auricolare