Eggregore: quando il pensiero prende forma
estratto della diretta col dott. Francesco Oliviero
Medico, Psichiatra, Pneumologo, Omeopata, Omotossicologo
Fonte delle eggregore sono le forme pensiero. Formuliamo circa 60mila pensieri al giorno, collegati spesso alle emozioni, a quelle primarie – paura, rabbia, senso di colpa – ad altre sfumature emotive come l’invidia, la gelosia, orgoglio, l’ira…
Emettiamo continuamente pensieri che creano continuamente la nostra realtà, questo viene confermato anche dalla fisica quantistica per cui siamo i creatori e i realizzatori della nostra vita, in base ai pensieri, alle convinzioni, alle credenze acquisite dai genitori, dai familiari, dall’ambiente in cui siamo cresciuti. Nei primi 3-5 anni di vita si forma la personalità, si creano vere e proprie forme pensiero. Immaginiamo il pensiero come un flusso di energia che prende forma piano piano e crea la realtà quotidiana dell’individuo.
Per spiegare la formazione delle eggregore è importante sottolineare il fatto che ai pensieri sono sempre collegate le emozioni (è raro esprimere un pensiero fine a se stesso), al cervello limbico legato proprio alla sfera emozionale.
Si forma un’eggregora quando una serie di forme pensiero individuali vanno in risonanza perché dall’esterno qualcuno o qualcosa crea una forma di energia talmente potente da pervadere i pensieri individuali. Questo è già successo tantissime volte nel corso della storia, nelle vicende della Germania nei primi anni ‘20 e ‘30, quando si è formata una potentissima eggregora basata su una serie di convinzioni per cui la razza ariana, quella germanica, dovesse prevalere su tutte le razze inferiori. in particolare sulla peggiore, la razza ebrea. Già nelle scuole i bambini venivano indottrinati sull’appartenenza a una razza eletta.
Nei temi politici l’emozione sottostante è sempre la rabbia, per cui si deve sempre trovare un nemico da combattere che diventi capro espiatorio, perché se non ci fosse stato si sarebbe potuta esprimere, in quel caso, la superiorità di razza.
Nel caso della politica c’è la rabbia indirizzata al nemico da combattere. A livello di religione l’emozione per creare un’eggregora molto potente a livello collettivo è il senso di colpa. Per affermare un’istanza “spirituale” (che però di spirituale non ha nulla perché è legata al potere), devo insinuare nella gente il senso di colpa attraverso il peccato. Anche qui subentra la rabbia perché devo poter combattere qualcuno che non è della mia stessa religione. Nel Medioevo, con le Crociate si arrivò al punto di uccidere per la convinzione che il proprio Dio fosse superiore a quello dell’altro, un’eggregora collettiva legata all’affermazione di una religione rispetto a un’altra.
Negli ultimi tempi, un esempio di eggregora è quanto è accaduto negli ultimi tre anni, nell’operazione studiata a tavolino con l’obiettivo di infondere la paura della morte.
La paura è, infatti, la madre di tutte le emozioni, e la paura principale di tutti gli esseri umani è quella della morte. Insinuando l’angoscia della morte attribuita a un’entità esterna (un virus di qualunque provenienza) – l’importante è che la forma pensiero sia stata creata e che si sia realizzata – le persone sono state terrorizzate dall’angoscia di morte che poteva verificarsi anche attraverso i propri cari e in modo del tutto casuale.
Possiamo quindi definire l’eggregora una potentissima forma pensiero collettivo che può interessare un’intera nazione ma anche un continente o tutta la terra. Ma per fare questo occorre la compiacenza dei media, del mainstream, dei giornalisti, che funge da cassa di risonanza per la sua formazione.
La base scientifica dell’eggregora è dimostrata proprio dal fatto che può essere studiata nei dettagli da una scienza malevola e creata nel collettivo con un’adeguata risonanza mediatica.
Dell’inconscio collettivo parlava Jung allievo di Freud.
Cosa troverai in questo articolo:
L’energia di questa forma pensiero
In base alla formula di Einstein, E=mc2 per cui tutto è energia e la massa non è altro che la manifestazione energetica, possiamo definire la materia come energia congelata, con un rapporto tra massa ed energia di uno a un miliardo!
Pensare che l’energia abbia una certa intelligenza fa pensare a qualcosa di precostituito e finalizzato a un determinato intento, come l’affermazione del proprio potere per far diventare gregge le masse, a livello planetario, massificare le masse.
Eggregora ha la radice greca di “aggregare”, e la radice latina di “gregge”.
L’intento di questa pseudo intelligenza, la chiamo così perché è finalizzata al male, è di rendere gregge le masse in modo che gli individui vengano mandati in dissonanza cognitiva, cioè in uno stato di mancata armonizzazione tra i due emisferi del cervello. Questo in termini energetici, non anatomici o biochimici, qui parliamo di qualcosa che avviene a livello biofisico.
L’emisfero destro, yin, è la parte femminile, emotiva, intuitiva, immaginativa legata ai simboli, alle metafore, alla dimensione analogica, mentre l’emisfero sinistro, yang, maschile, razionale, è legato al senso del dovere, alla responsabilità, al raziocinio, alla logica, alla matematica.
Se si alimenta questa mancata armonia tra i due emisferi si crea una vera e propria dissociazione tra la parte emotiva e quella razionale dell’individuo. Un’operazione che può essere realizzata a livello di una singola nazione o dell’intero pianeta.
Una delle finalità principali dell’intenzione malevola di una potente eggregora è proprio quella di mandare in dissonanza cognitiva le persone, in modo tale che esse non possano più avere un pensiero critico. Quest’ultimo implica la decodifica di un’informazione in arrivo in base al filtro dei due emisferi, parte emotiva e razionale, l’elaborazione per accettarla oppure l’espressione del pensiero critico perché l’informazione non risuona con i propri valori.
Senza la capacità di filtrare la realtà e senza un pensiero critico e prendendo per vero ciò che arriva dall’esterno si diventa “gregge” dove basta poco per eseguire pedissequamente qualsiasi ordine dall’esterno. Questo è quanto si è verificato con la creazione della potente eggregora basata sull’angoscia di morte che ha avuto come capro espiatorio un’entità virale, tutto finalizzato alla creazione di una forma pensiero unica che ha portato a un’eggregora di tipo dogmatica (dogma è una parola ecclesiastica, che non si discute). Eppure sappiamo che non ci può essere un pensiero unico e dogmatico in medicina poiché essa perderebbe la sua dimensione naturale e umana e sfocerebbe nel transumanesimo che non tiene conto della dignità umana, delle sue capacità e forza di volontà.
Siamo anime incarnate venute a fare esperienze che ci permettano di evolverci, ma legate alla gioia, all’armonia, alla bellezza, alla salute, al benessere, all’amore incondizionato, all’amare ed essere amati, elementi portanti della nostra vita. Ma se entriamo nella paura di morire, di contagiarci diventa impossibile pensare a queste dimensioni evolutive, l’altro diventa nemico e nasce la rabbia nella contrapposizione tra le diverse scelte e nella discriminazione sociale.
Usciamo da questa potente forma pensiero collettivo se affermiamo sempre più la nostra individualità che entra in risonanza con quella di altri individui nella finalità del bene comune, dello stare insieme, perché la vita evolve solo grazie all’aggregazione e alla cooperazione tra esseri umani.
Questa forma pensiero come sopravvive?
Dipende dall’intento iniziale tenendo sempre presente che la cassa di risonanza la fanno i social, i mass media, il mainstream, come è successo durante il nazismo, il saper trasformare una menzogna in verità ripetendola continuamente. La menzogna diventa verità perché si trasforma in una potentissima eggregora pervasiva per gli esseri umani. Diventa una verità comune che si autoalimenta.
I giornalisti hanno una grande responsabilità in questo, proiettano eggregore collettive legate alla paura, alla rabbia e ai sensi di colpa. Ricorderemo quando certi messaggi di morte e contagi venivano divulgati a reti unificate… Si poteva solo evitare di entrare in questa potentissima eggregora non guardando la tv oppure alimentando una coscienza critica. Quest’ultima è la vera sfida dell’essere umano, quella che dà un senso a tutto quanto avviene all’esterno nella consapevolezza che ciascuno crea la propria realtà in base ai pensieri e alle emozioni senza attribuire la colpa agli altri.
Per cambiare, quindi, cambiamo il colore dei nostri pensieri, trasformiamo il negativo in positivo evitando di farci massificare. Non è una guerra ma una sfida dell’anima nel mantenerci integri, coerenti, centrati nonostante tutto quanto vuole disunirci, massificarci farci aderire a un pensiero unico dogmatico.
La medicina non potrà mai essere una scienza perché è l’unica branca del sapere umano insieme alla psicologia che tratta soggetti e non dimensioni oggettive, perché noi siamo entità in continua trasformazione. Tuttavia hanno cercato di inculcarci proprio il fatto che la medicina è una scienza, con un pensiero unico, dogmatico. C’è una medicina scientifica ma non potrà mai esserci una scienza medica, questo è il mio paradigma da 40 anni, da quando ho iniziato a esercitare l’attività medica.
Energia densa ed energia sottile…
Immaginiamo un fiume nel suo corso che nasce dalla montagna con l’unico intento di fluire verso il mare o l’oceano, il suo obiettivo è fluire, scorrere dalla montagna verso il mare.
Immaginiamo l’energia come un fiume: se non trova ostacoli fluisce liberamente senza ostacoli e arriva al mare. Questo è ciò che definisco energia sottile, qualcosa che non ha ostacoli, che ha una sua finalizzazione, che scorre ed è in risonanza con la vita, che è movimento. Nella morte non c’è più il fluire, dinamis.
Per l’energia densa, pensiamo sempre al fiume: se incontra tronchi d’albero o una diga, un grande ostacolo al suo libero flusso verso il mare, esonda, va nelle campagne, diventa un acquitrino, produce zanzare, l’acqua ristagna. Una grande diga a monte contiene l’acqua del fiume, ma non è più fiume perché ne viene denaturata l’essenza per via della creazione di ostacoli al libero fluire dell’acqua.
L’energia che non fluisce, si densifica e diventa più materiale, più vicina alla materia, ecco perché ha a che fare con le forme pensiero. Immaginiamo il pensiero di una persona ossessiva, i suoi 60mila pensieri quotidiani riguardano prevalentemente qualcosa di ridondante, di ripetitivo, e che magari è legato a paure, angosce, sensi di colpa, rabbia, invidia gelosia, a tutta una serie di emozioni. Si tratta di energia densa perché non ha più l’intento di fluire liberamente e quindi di incarnare sempre più l’essenza dell’energia.
Sappiamo che la massa è energia congelata. Le energie dense si avvicinano sempre più alla materia pesante, che non è sottile. Questo può creare grossi danni perché, ad esempio, un’energia densa va a somatizzarsi sugli organi del corpo fisico, l’energia collegata a emozioni pesanti va a scaricarsi sugli organi bersaglio, che si ammalano creando patologie. Conosciamo i collegamenti tra psiche e soma, dalla Pnei, dalla psiconeuroendocrinologia, che si generano nel cervello, che è diviso in tre parti, il cervello rettiliano legato alla sopravvivenza, quello limbico legato alla sfera emotiva e poi la neocorteccia della sfera razionale dell’homo sapiens sapiens.
Quando l’energia sottile non scorre più nel modo adeguato si creano queste forme pensiero fino a diventare eggregore che poi diventano più potenti perché si collegano a quelle collettive.
Il consiglio che posso dare, anche da psichiatra, è di evitare di essere pesanti nei nostri pensieri. Oggi sappiamo che l’inquinamento ambientale è semplicemente la conseguenza dell’inquinamento dei pensieri umani, la maggior parte dei pensieri delle persone sono inquinati perché sono densi, legati a un’energia densa.
Perciò cominciamo a trasformare la pesantezza in leggerezza, cominciamo a vivere in una dimensione più sottile e più attinente alla nostra essenza umana.
Un’eggregora può creare una malattia…
Uno dei motivi da cui nasce un’eggregora è la creazione di sofferenza, che è legata alle varie patologie. Immaginiamo quanto è accaduto nel secolo scorso, anche la guerra è una malattia, nasce dal pensiero distorto di voler avere potere su un’altra nazione e attaccarla, questo è qualcosa di non umano! La storia è una cronistoria di guerre, ciò che ha creato sofferenza nelle popolazioni e, a livello individuale, patologia. Dobbiamo uscirne, non siamo qui per soffrire o per ammalarci! In fondo la malattia è un grido dell’anima e quando c’è una mancata risonanza tra i bisogni/desideri dell’anima e l’esigenza della mente ecco che il corpo soffre.
Quanto riscontriamo nel corpo fisico è sempre legato a una disarmonia tra anima e mente (mente egoica, quella parte finalizzata alla sopravvivenza, colei che separa, frammenta). Però la mente ci ha aiutato a sopravvivere e non dobbiamo atrofizzarla perché ci ammaleremmo.
È una vera sfida ed è il motivo per cui ci siamo incarnati in questo periodo storico di sfide planetarie a livello sociale, economico.
L’unica soluzione è quella individuale perché la maggior parte delle persone è “inquinata” per via di eggregore collettive devastanti in cui è talmente coinvolta da essere irrecuperabile. Questo dà origine a ciò che Igor Sibaldi chiama la speciazione, un’evoluzione che porta all’aggregazione di persone affini che intraprendono un percorso che le stacca dalla linea retta del gregge. Chi rimane nella retta originaria che continua all’infinito è difficile che possa tornare indietro. Coloro che, invece, vi si sono distaccati creando la speciazione ha sempre più la necessità di collegarsi con chi ha la propria modalità di pensiero.
È la sfida della consapevolezza individuale, dell’essere centrati sulla propria individualità anche a costo di critiche esterne. La cosa più difficile è proprio quella di interagire con chi cerca di farti sentire inadeguato, diverso. Nel gregge, infatti, ci si sente protetti, non ci si deve neanche sforzare a pensare perché altri indicano cosa va fatto e cosa no, qui si perde completamente la dignità. Gli ignavi, quelli che non scelgono per il quieto vivere, nell’inferno di Dante, sono quelli molto vicini a Lucifero. La sfida della vita è proprio la scelta, per Dante l’ignavo è già morto perché si è conformato all’esterno.
Essere Presenti costantemente vuol dire mantenere la coerenza, un pensiero coerente contro tutte le perturbazioni esterne perché si ha un obiettivo che io chiamo omega, terzo occhio, sesto chakra. Quando il tuo terzo occhio è in posizione armonica hai progetti, scopi, e nulla dall’esterno ti scalfisce perché ti mantieni coerente e centrato verso quell’obiettivo.
La conditio sine qua non dello stare nella presenza è però quella di vivere nel qui ed ora. Hic et nunc, molti filosofi lo hanno riconosciuto, per non farsi condizionare dal passato e non aver paura del futuro. Dal passato arrivano i sensi di colpa, il rammarico, dal futuro arriva l’ansia anticipatoria. La mente egoica vorrebbe controllare le situazioni ma questo non è possibile.
Manteniamoci allora nel qui ed ora, in una condizione di grande coerenza e centratura, armonizziamo il nostro sesto chakra in modo da filtrare ciò che arriva dall’esterno, manteniamo il senso critico per intuire se per noi qualcosa è vero oppure falso. Se ci appartiene è una nostra verità ed etica interna, respingiamo quanto non ci appartiene, non possiamo adattarci, scendere a compromessi. È un lavoro continuo, individuale. L’importante è la consapevolezza interiore che ci spinge a essere centrati su di noi e che non ci fa manipolare, condizionare e influenzare da quanto arriva dall’esterno da ciò che non risuona con la nostra vera essenza.
Attivare la vera essenza in ciascuno di noi è in fondo il segreto della vita.
Io attivo la mia Essenza
Una frase per mantenerci in uno stato costante di coerenza è: Io attivo la mia essenza, nel senso di ciò che sono veramente al di là di tutte le credenze, convinzioni le forme pensiero che mi sono state inculcate da parte di tutti quanti hanno informato il mio sistema biologico di qualcosa che è esterno a me.
Si tratta di percepire sempre più ciò che siamo, anime che fanno parte dello spirito infinito, questa è la nostra vera essenza e il corpo è solo un contenitore dell’anima che le permette di vivere nella dimensione spazio temporale. In un’altra stella o galassia forse avremmo un’altra struttura e forma fisica pur rimanendo anima.
Il lavoro continuo è di evitare l’influenza della nostra mente egoica e aumentare l’importanza della mente consapevole che ci collega alla nostra anima. La prima la facciamo diventare un servo meccanismo che ci permette di sopravvivere nella dimensione spazio-temporale mentre facciamo in modo che la mente consapevole si amplifichi sempre più in modo da percepire e attivare sempre più la nostra essenza. Non c’è una formula magica per tutti. È un invito per tutti coloro che vogliono staccarsi dalle eggregore, sempre più potenti di quelli del passato perché oggi si possono creare anche in pochi giorni laddove in passato ci potevano volere anni, decenni o secoli per formarsi.
È la grande sfida delle anime incarnate in questo periodo storico.
Come possiamo creare eggregore collettive positive?
Non avendo paura della vita, di morire, di nulla e di nessuno perché è la paura la più grande eggregora. La più grande eggregora positiva è l’amore. L’amore è l’opposto della paura
La paura attira ciò che si teme proprio per le forme pensiero che crea.
Cominciamo ad amare la vita, noi stessi, e poi gli altri. Amore incondizionato, non opportunistico del do ut des che porta sofferenza.
La morte fa parte della vita, è una trasformazione. Non si può aver paura della morte altrimenti la morte ci sorprenderà morti.
La coscienza, collegata all’anima, sopravvive, finisce solo il corpo fisico.
Pensiamo a trasformiamo sempre più la nostra coscienza verso dimensioni di gioia, di bellezza, di amore incondizionato, di armonia così che quando si distaccherà dal corpo fisico, la morte sarà solo un cambio di dimensione. Non esiste la morte come la fine di tutto.
Facciamoci trovare vivi dalla morte con la gioia di vivere fino all’ultimo momento.
estratto della diretta col dott. Francesco Oliviero
Medico, Psichiatra, Pneumologo, Omeopata, Omotossicologo