Una fiaba al giorno leva il medico di torno
estratto della diretta con
Pediatra – Neonatologo, Omeopata, Omotossicologo, Agopuntore, Docente
Cosa troverai in questo articolo:
Fiaba e favola
C’è una differenza tra fiaba e favola. La differenza è proprio nel messaggio. La favola deve dare un insegnamento morale, e questo non viene celato, mentre la fiaba insegna una via introspettiva, ti mostra chi sei. Non sembra, ma non si parla mai del mondo esterno nella fiaba, che conduce, invece, in un percorso fantastico, quasi dantesco, nell’introspezione. La sua simbologia così forte – il buono, il cattivo, il drago, le fate – in realtà, rappresenta i conflitti del bambino.
C’è tanta psicoterapia dentro una fiaba, la via migliore per insegnare al bimbo a sentirsi, a capire come vuole gestirsi e cosa vuole scegliere di sé stesso in base all’aspetto del racconto che più lo colpisce.
Le fiabe nella loro prima edizione, nei testi originari, erano davvero terribili. I Fratelli Grimm mettono addosso a Cappuccetto Rosso il mantello rosso perché nel XVII secolo era il segno della prostituzione, per questo il lupo diventa il predatore sessuale. La Bella Addormentata nel bosco viene messa incinta dal principe, cade in un sonno profondo da cui si sveglia solo per partorire.
Le fiabe erano a tinte molto accese, una chiave che è stata poi, col tempo, un po’ edulcorata, si è compreso che l’ambivalenza è utile al bambino per capire sé stesso e il suo percorso, per cui è bastato mettere su una bilancia le streghe e le fate, il drago e i folletti del bosco, ma tutto con una simbologia molto precisa.
Non solo per i bambini…
Le fiabe venivano lette a persone con una realtà strutturale interiore molto fragile. Quando un paziente adulto psichiatrico entrava in crisi venivano usate solo le fiabe per entrare in comunicazione con lui.
C’è evidentemente un canale diretto che va a investire una parte dell’esperienza cognitiva e della percezione affettiva e, quindi, la fiaba diventa strumento terapeutico.
Chi legge crea una bolla in cui c’è lui e il bimbo. Il genitore diventa la voce narrante ma anche chi può risuonare con le corde più profonde del bambino.
In un lavoro meraviglioso, dove hanno registrato i potenziali evocati a livello cerebrale del bambino, è stato riscontrato che se il narratore è la madre il risultato è una risposta esatta dell’amigdala, per cui la madre diventa accordatore delle emozioni del bambino.
I tablet per la favola della notte sono tremendi, è importante il tempo esclusivo, il bambino deve sentire che sei lì, e che se lì con lui, non per lui, e che state facendo insieme un viaggio.
Penso che questo sia uno dei momenti più rari da poter costruire nel quotidiano, in fondo basta qualche minuto la sera prima dell’addormentamento per dare modo al bambino di sperimentarsi nel come vede le cose, senza dimenticare di chiedergli, prima di chiudere la luce, che ne pensi di quello che abbiamo letto? Cosa ti è rimasto dentro?
Molti bimbi chiedono la rilettura continua della stessa fiaba perché, ripetuta, è come se resettasse un sistema. Mia figlia piccola ricorda perfettamente le parole della fiaba, eppure, tutte le volte mi chiede di raccontarle di nuovo Biancaneve trovandovi sempre un particolare nuovo su cui interrogarmi. Questo lo trovo molto bello. L’unico limite è che abbiamo troppo poco tempo per i nostri bambini e ci perdiamo i loro momenti fondamentali.
Sembra che il bambino, fino ai 6-8 anni, sia incapace di discriminare le sfumature e che abbia bisogno di bianco o nero. Di fronte a un personaggio deve capire se è buono o cattivo, senza sfumature, deve capire subito chi è, cosa sta chiedendo e qual è la sua struttura psichica perché poi, man mano, nel suo inconscio si chiederà, a chi voglio assomigliare? a chi voglio avvicinarmi? Ecco il motivo delle tinte forti nelle fiabe. Il bambino vive tutto senza mezzi termini, se gli portano via un giocattolo fa un caos incredibile per sorridere due minuti dopo. Meraviglioso! Purtroppo, questo atteggiamento lo perdiamo completamente da adulti per rimanere impantanati nelle emozioni, che, per definizione, sono qualcosa da vivere, sentire e lasciar andare. Il bambino riesce perfettamente a farlo, ed è straordinario in questo.
Man mano che cresce, poi, cominciamo a dirgli che è troppo grande per piangere, che è un bambino che non piange, alzando tutti quei paletti che gli rovineranno l’esistenza abituandolo al fatto che non deve mostrare all’esterno ciò che prova. E questo non è il massimo!
Le maschere comportamentali che il bambino si mette per affrontare la sofferenza lo aiutano, certo, ma poi da adulto non sa chi è.
Nella fiaba il bambino sceglierà il buono e il cattivo, chi è affidabile e chi no. Affidabile, però, oltre a ciò che sembra perché il principe potrebbe non essere affidabile mentre un mendicante sì, nonostante le apparenze. Un altro insegnamento che non abbiamo altro modo per darglielo.
Che ruolo ha l’eroe?
Tutta la narrazione delle fiabe, quasi per intero, si articola in momenti preordinati.
La cosa meravigliosa delle fiabe è che narrano sempre di ambientazioni semplici, è difficile che parlino di una realtà difficile da cogliere, si parla di un castello, di un bosco, tutto abbastanza fruibile. C’è un’introduzione che pone il focus sul personaggio centrale, quasi sempre vittima di una trama ordita da qualcun altro, che determina il momento della crisi. La vita, che era sempre in un certo modo, di colpo, si complica in modo estremo. Il bambino entra nel panico, in un corto circuito che gli fa sentire la paura del protagonista. Nel momento di massima crisi, dove il personaggio comunque tiene, arriva l’eroe a supportarlo.
L’eroe può essere simbolicamente considerato in vari modi offrendo una serie di chiavi utili. Il cacciatore di Cappuccetto Rosso in fondo è l’istinto, il principe, l’intelletto.
Io li ho aperti tutti questi cofanetti per evidenziare la ricchezza di queste tradizioni raccontate da centinaia di anni e che trasmettono sempre delle emozioni. Anche quando le si rilegge per l’ennesima volta vi si trova qualcosa di importante.
Nel momento di massima crisi, in cui il protagonista principale è nella disperazione, compare l’eroe, classico, il soldato, il condottiero, il principe, oppure, l’eroe per caso che tenderà la mano al protagonista e lo tirerà furi dai guai.
C’è sempre una soluzione positiva, questo è fondamentale. Il bambino vive tutto questo tsunami di emozioni con una sola certezza, che alla fine “tutti vissero felici e contenti”.
L’insegnamento qual è? Si può uscire anche da una grande crisi, se ci si impegna con volontà. E non è una cosa da poco!
Chi c’è dietro ad ogni personaggio?
Il personaggio raffigura una maschera comportamentale, che può essere vista in vari modi. Secondo l’Alchimia un viso triangolare a vertice basso è un viso mercuriale, quindi, indica qualcuno che della sua attività mentale può farne anche un’arma. Pensiamo a come viene disegnata la regina-madre! Invece, tutto ciò che è tondo, paffutello, con contorni più vicini al tondo ha una caratterizzazione somatica salina, più affettiva. A colpo d’occhio deve essere riconoscibile il tipo di personaggio.
E perché ha quella maschera comportamentale? Questa è un’altra domanda che si deve porre il bambino chiedendosi: “questo personaggio che a me sembra tanto cattivo è cattivo da sempre o lo è diventato perché ha vissuto qualcosa di particolare?”. È l’insegnamento nell’insegnamento, come una matrioska, che si può aprire per comprendere perché viene simboleggiato l’amore e odio tra madre e figlia proprio nelle favole dove c’è una regina madre che chiede tutti i giorni chi è la più bella del reame, una frase non proprio naturale per una madre.
Le fiabe sono un mondo, qualcosa di infinitamente profondo, molto didattico e a portata di tutti.
È bello pensare che anche un adulto possa rileggerle e scorgerne il contenuto e il messaggio.
Ci sono anche messaggi esoterici nelle fiabe?
Pensa ai sette nani, il 7 è un numero particolare che ricorre. Ci siamo divertiti a trovare le correlazioni tra i nani, i pianeti della mappa natale, le Case astrologiche, un gioco fantastico. Parlando dei nani è possibile intravedere l’azione di una certa casa astrologica sul proprio vissuto. Cucciolo è Mercurio, Pisolo è tutta l’attività onirica che c’è dietro la luna, Brontolo è Saturno, è un rompiscatole… Il bacio che il principe dà a Biancaneve per risvegliarla, in realtà, è una raffigurazione simbolica, molto facile da accogliere, del maschile divino che incontra un divino femminile. Il risveglio di Biancaneve è il risveglio della Natura quando le polarità sono giustamente fuse l’una con l’altra, quasi la raffigurazione dell’androgino, con l’unione delle due parti, con tutta la natura intorno che risuona di quell’armonia.
Se ci fosse stato un’omeopata…
Biancaneve, per tanti versi, ricorda Pulsatilla, il rimedio omeopatico legato alla bambina che non cresce mai. Biancaneve, infatti, non è una donna sexy, sembra più una bambina, ha tanto bisogno di aiuto. Entrerà nella casetta dei nani, che rappresenta lo spazio fisico, per poter essere difesa proprio dai nani. I nani lavorano sotto terra, ciò vuol dire che sono abituati a portano la luce dove c’è l’ombra.
Nei deliri di gelosia di una regina madre, invece, il rimedio Lachesis sarebbe stato spettacolare. Con un buon omeopata forse non avrebbe ordito le sue oscure trame?
L’evento di giugno
Dall’ 11 al 18 giugno a Ostuni, in un resort incantevole ci sarà l’evento “Una fiaba al giorno… toglie il medico di torno”, guarire con la Fiaba ovvero i più grandi Rimedi Omeopatici svelati attraverso le fiabe della nostra infanzia. Una visione originale dei profili di psicopatologia quotidiana attraverso la tradizione narrativa popolare.
Nuove chiavi di lettura di diverse problematiche legate alla personalità e al comportamento con
approcci terapeutici alternativi.
CI sarò io, il dott. Maurizio Lupardini, Medico – Psichiatra esperto in Medicina Biologica e Floriterapia, Omeopatia, specializzato in Ipnosi clinica, il Dott. Dario de Caro, che farà un corso pratico di kinesiologia emozionale, un corso nel corso.
L’evento è rivolto a medici, fisiatri, psicoterapeuti, curiosi… ma chiunque sarà benvenuto, il linguaggio è semplice e comprensibile a tutti.
Il mio rammarico è che certe cose non trovano proprio spazio negli ospedali.
Per ridurre il dolore o altri disturbi a un bambino si potrebbero usare anche altri rimedi che non escludono l’importanza del farmaco.
Pediatra – Neonatologo, Omeopata, Omotossicologo, Agopuntore, Docente
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