Ascolta il tuo corpo!
estratto della diretta con il dott. Mark Pfister
ricercatore, direttore e docente della Scuola di Formazione 5 Leggi Biologiche e Scienze Biologiche integrate, consulente delle 5 Leggi Biologiche
Cosa troverai in questo articolo:
Malattia: no etichette diagnostiche!
La parola mal-attia già contiene una distorsione, perché non implica una mala azione ma un’azione che deve essere compresa. Altrimenti viene vista come maligna. È necessario occuparsi di ogni singolo sintomo, più che della malattia, in ragione del fatto che ognuno ha il suo tessuto, l’area cerebrale che lo dirige e la sua specifica espressione, in un tutto che è matematico al 100%.
Ci raccontano leggende su cellule benigne, maligne etc, che sono senza un reale fondamento scientifico, e che finiscono per infonderci solo un senso di angoscia mentre portano nella Biologia il concetto religioso di benigno-maligno. Questo equivale a etichettare come morto un albero spoglio senza valutare il suo adattamento alle stagioni!
Nulla è a caso in Biologia.
Gli studenti di medicina vengono rimpinzati di protocolli, etichette, di tante informazioni che li tengono chiusi in una scatola, laddove è cruciale valutare lo specifico sintomo e rileggerlo in maniera matematica, precisa.
Se vuoi addentrarti in questo tipo di conoscenza devi sapere che è pericoloso entrarci. Se stai male perché ti hanno detto che hai una malattia, tu lotti da bravo guerriero contro di essa con lo stuolo di terapeuti al tuo fianco, così, poi, puoi morire tranquillo. Quando, invece, conosci le Leggi biologiche sai che quel sintomo è inerente a una certa emozione, che ha una fase, etc. E ancora, sai che stai risolvendo quando hai i sintomi, in seguito, hai di nuovo l’epilettoide che è quel momento in cui il cervello lavora per tornare alla normalità, che si può manifesta con un crampo o un disturbo.
È criminale dire che il corpo fa tutto! Non siamo come gli animali che hanno un’attivazione e poi la risolvono. Noi umani facciamo migliaia di recidive riproducendo lo stesso film con altrettante riattivazioni fino ad arrivare a sintomi molto gravi. Per questo non si può affermare che fa tutto la Natura!
Nel mio libro Manuale di applicazione cerco di chiarire questa posizione e il danno che viene prodotto quando si è superficiali.
le urgenze biologiche
Tre sono le dimensioni da verificare.
L’urgenza oggettiva che non è quella supposta da qualche medico, ma quella reale, che può dare la necessità di recarci direttamente al pronto soccorso.
L’urgenza soggettiva. Un sintomo grave può portare a una grande angoscia, per questo, comprendere la biologia diventa importante in modo che la persona si renda conto di cosa accade nel corpo e di come ogni singola cellula faccia il suo lavoro. Questo può ridurre il sintomo evitando tutte quelle situazioni emotive che si sviluppano, a cascata, come quella di sentire di non avere via di uscita, che portano alla ritenzione idrica, e a tanti altri disturbi.
Soltanto quando questi due tipi di urgenza sono stati messi in pace, diventa possibile occuparsi della sezione 3, il motivo per cui è arrivato il sintomo.
Il dott. Hamer è stato un genio nel mettere le basi delle Leggi Biologiche, ma non è riuscito a verificare l’eziologia, l’istologia, tutte le sue intuizioni sono rimaste un po’ sommarie, perciò è stato necessario andare ad approfondire proprio in quelle direzioni. L’attivazione di un’area cerebrale avviene grazie a una emozione (e-muovere) che non è data da un trauma o conflitto ma dalla personale percezione e da come l’individuo la decodifica, del significato che gli dà.
Non conflitti ma attivazioni
Quello che Hamer ha chiamato DHS (l’etichetta della sindrome, poiché lui proveniva dal mondo della medicina) lo facciamo già da piccolissimi, nel ventre materno. Se la mamma è arrabbiata, è triste, stringe i vasi e fa mancare l’ossigeno, da mangiare, al piccolo, che, magari poi nasce fibrocistico; oppure, un rumore forte può spaventarlo e non potendo scappare dal ventre materno, potrebbe avere un problema motorio; ugualmente, il trambusto di un parto difficile.
L’angoscia che ritroviamo nel linguaggio per via di parole pesanti come “conflitto” richiama la “guerra”, ciò che, biologicamente, porta a una serie di reazioni fisiche come il blocco della muscolatura, e a tanti altri disturbi, che, però, sono attivazioni non conflitti.
Il trauma non è il conflitto ma il modo in cui lo si vive. Ci sono situazioni conflittuali, certo.
Più o meno a un anno di vita sono state già attivate tutte le aree cerebrali, solo che resta l’imprinting, l’impronta iniziale della prima volta in cui si è attivata una certa area. Successivamente funzioniamo in maniera abbastanza automatica, e, ad esempio, tutto quello che somiglia alla voce grossa di papà, ci attiverà quel determinato rélé, e anche ogni volta che vediamo qualcuno che si piange addosso come nostra madre, etc. Non facciamo più DHS da quel momento in poi. Abbiamo migliaia di attivazioni ogni giorno, non conflitto attivo-conflitto risolto. Siamo come la barchetta in mare che si aggiusta continuamente in base al movimento dell’acqua. Le nostre risposte si vanno ad agganciare a quanto abbiamo sperimentato da piccolissimi.
Ciò che è stato insegnato a grandi colpi di ipnosi da quello che chiamo il “cassone del diavolo” (la televisione) è la zona comfort del “delega tutto – alla banca, al medico, alle istituzioni – ma soprattutto del “non ragionare tu”.
Le vicende degli ultimi tempi non ci permettono più di adagiarci a qualcosa, dobbiamo essere autoriferiti, “autodeterminati” ma con conoscenze di base che consentano di farlo. Si dovrebbe cominciare già dalla scuola…
Il sintomo e il dolore
Il sintomo è una modificazione di un certo tipo di tessuto e va riferito a uno dei quattro tessuti principali, che ha un’area cerebrale e un modo di funzionare ben preciso.
Solo Hamer ha scoperto che gli organi diretti dalla corteccia e dal midollo, in fase attiva, fanno una riduzione di funzione e di tessuto. Ad esempio, la pelle secca e poco sensibile, qui la sensazione è di separazione, di rottura di contatto, di distacco, per cui si avrà la pelle secca quando si molla, che poi si squama, la vecchia pelle si sfalda e si forma la nuova. Questo è il processo della corteccia.
Vediamo il sistema osteo articolare diretto dal midollo, dalla sostanza bianca: se io non mi sento all’altezza, valido, adeguato faccio una riduzione di questo tessuto e posso, ad esempio, ridurre la muscolatura, la cartilagine. Quando riparo, c’è gonfiore e infiammazione in cui viene ricostruita la muscolatura, la cartilagine. Se, comprendendo questo processo, cerco di stare tranquillo e lascio che la riparazione avvenga, tutto va per il meglio, anche se poi la parte interessata risulterà un po’ ispessita.
L’artrite è l’infiammazione dell’arto che si ha in fase attiva. La riduzione della cartilagine è silente ma la riparazione porta gonfiore e dolore. Quando poi si ispessisce diventa artrosi, che non è una malattia. Quindi, nell’artrosi, prima si hanno riduzioni, poi gonfiori e dolori, poi arriva il frutto la cicatrizzazione, il callo, cioè l’artrosi. Se continua a fare male è perché ci sono recidive, derivanti dalle recidive delle relazioni quando non viene compreso il processo e si vivono disagi psichici.
Se stai male, occupati della tua vita
Questo è il consiglio che ritengo utile, cioè fare qualcosa per sé stessi, anche applicare una pomata, assumere un rimedio per poi, solo successivamente, concentrarsi sul motivo. Il dolore, infatti, implica l’urgenza soggettiva di cui abbiamo detto prima, per cui se è forte innesca altre attivazioni per via dello stato emotivo.
La “terapia”
La conoscenza matematica della biologia non è la terapia. È solo una conoscenza che, insieme alla clinica precisa, diventa uno strumento che permette al professionista di applicare il proprio al meglio.
Se le articolazioni fanno male, ci si sente inadeguati perché non si riesce a fare determinate cose, si devono trovare strategie utili a questo fine senza dare l’etichetta di artrite reumatoide. Ma questo è un altro argomento che fa parte dell’arte terapeutica.
Nella relazione d’aiuto è fondamentale l’ascolto millimetrico delle risorse e delle capacità di contenimento della singola persona, quindi, l’ascolto e il rispetto del suo peculiare spazio di azione perché non c’è giusto e sbagliato.
Diventa pericoloso non considerare le risorse della persona perché, non conoscendola, la si può portare al baratro.
La conoscenza della materia è un must per il professionista.
Non esiste la prevenzione…
La Biologia è matematica. È importante la maniera in cui ti confronti, ti adegui, sei rigido, il modo in cui stai al mondo.
La lettura dei sintomi diventa terribile perché non possiamo più raccontarci storie, sappiamo cosa succede nella nostra storia profonda.
Dopo 35 anni, sono ancora molto affascinato da questa materia perché la comprensione delle corrispondenze esatte di sintomo, tessuto, emozione alla base rende possibile un dialogo inesorabilmente onesto con sé stessi e ci permette di “tornare a casa attraverso la risposta biologica del corpo”.
estratto della diretta con il dott. Mark Pfister
ricercatore, direttore e docente della Scuola di Formazione 5 Leggi Biologiche e Scienze Biologiche integrate, consulente delle 5 Leggi Biologiche