Perché i sintomi si aggravano?
Estratto della diretta con Adriano Buranello
Naturopata, Cromopuntore, 5 Leggi Biologiche
Cosa troverai in questo articolo:
L’importanza delle Leggi Biologiche
Le 5 Leggi Biologiche sono davvero un complemento alle conoscenze di medicina perché permettono di capire non solo il senso delle malattie ma anche il motivo, i tessuti implicati, etc.
Lo studio delle Leggi Biologiche ci fa comprendere l’Embriologia, i foglietti generati ai tempi in cui eravamo nella pancia della nostra mamma, tre sul perimetro esterno del feto da cui derivano tutti gli organi, gli apparati, i tessuti. Si sviluppano insieme a un cervello specifico per ciascuno di essi: l’endoderma avrà il tronco cerebrale che lo gestisce, il mesoderma antico avrà il cervelletto, il mesoderma moderno avrà la sostanza bianca, l’ectoderma, la corteccia cerebrale. Non è solo questione di sapere chi gestisce cosa ma il motivo per cui un organo entra in una modalità speciale di funzione. E qui è importante comprendere che la nostra Biologia vive su due equilibri, la fisiologia ordinaria dei normali processi metabolici, per fare un esempio, parlare attiva le corde vocale, i polmoni, la muscolatura della laringe, il pensiero razionale etc. Quando invece c’è un evento che ci coglie in deficit di reazione, che è più veloce della nostra capacità di pensare a come rispondervi, lì entriamo in una modalità particolare, una fisiologia speciale, che bypassa la mente razionale e la gestione della fisiologia ordinaria.
Se un “boccone” risulta velenoso tutto l’organismo entra in una modalità speciale per cercare di vomitarlo o scaricarlo con le feci, con attivazioni specifiche e risposte organiche intense come un vomito, una dissenteria. Tutto questo appartiene a una fisiologia speciale. Il boccone va inteso in senso fisico o figurato, una metafora.
Perché conoscere le 5 Leggi Biologiche? Per comprendere cosa ha indotto quella reazione.
Se dopo cena vomito, cosa ho mangiato che la mia biologia ha percepito come un boccone indigesto, oppure quale informazione, conversazione durante il pasto è stata recepita dall’organismo come un boccone velenoso? Nella maggior parte dei casi, si tratta di cibo in senso figurato, come una notizia che non ci si aspettava.
La sindrome dell’aggravamento
È importantissima perché spiega il motivo per cui una persona manifesta dei sintomi di vario tipo e natura che all’improvviso si aggravano. Tutti i terapeuti, i medici, in particolare, quelli che lavorano in ospedale si chiedono come un paziente con funzioni stabili all’improvviso possa arrivare a una fase critica in cui, ad esempio, il cuore va su di giri, la pressione, la glicemia si alzano, etc…
Perché all’improvviso quando le condizioni sono stabili?
La risposta la troviamo nella sindrome, il cui significato è “qualcosa che avviene in concomitanza con”. Il vomito, ad esempio, avrà una sua forza ed energia, ma sarà tanto più vigoroso in presenza di sindromi, prima fra tutte, la sindrome del profugo, che moltiplica anche di dieci volte un qualsiasi sintomo. Perciò, un leggera nausea insieme alla sindrome del profugo può dare un vomito a getto incontrollabile; altri esempi: col conflitto del profugo, un versamento a un’articolazione diventa gotta, un’anemia diventa leucemia.
Il profugo è un potente attivatore che moltiplica anche di dieci volte un qualsiasi sintomo in atto. Il terapeuta deve scovarlo e comprendere per cosa si è innescato.
Le parassitosi
Altra sindrome importante che fa parte della mia ultima scoperta della 6° Legge Biologica, è la parassitosi. Quando i protozoi, parassiti minuscoli, trovano tessuti dove moltiplicarsi vanno ad appesantire la loro funzione con un ulteriore aggravamento.
In presenza di entrambe le sindromi del profugo e la parassitosi, i sintomi possono davvero diventare ingestibili al punto da causare la morte, come è avvenuto nelle terapie di urgenza nel periodo del Covid. Quando alle persone ricoverate con una leggera insufficienza respiratoria gli riscontravano il covid e le mettevano subito in isolamento, questo attivava il profugo e, in seconda battuta, la polmonite che, quando si manifesta, è già nella fase di caseificazione in cui i protozoi si moltiplicano al massimo e generano ulteriori edemi polmonari, sono questi ultimi che causano la morte per soffocamento.
Respirare diventa difficile e, se poi si aggiunge l’ossigeno in pressione, questo può far ancor più collassare e la morte può sopraggiungere nel giro di poche ore… per incomprensione dei fattori sindromici. Avrebbero potuto, all’epoca, con questa consapevolezza, salvare molte vite….
Il conflitto del profugo
È un’attivazione speciale a carico dei tubuli dei collettori renali. Il rene filtra il sangue attraverso i glomeruli e produce le urine primarie che, prima di essere scaricate sull’uretere, nella vescica passano attraverso i tubuli dei collettori che, per loro natura, assorbono oltre il 99% delle urine primarie. Ne produciamo circa 180 litri al giorno, se le scaricassimo saremmo sempre in bagno e finiremmo disidratati. Grazie alla loro funzione assorbente scarichiamo 1-2 litri di urina al giorno (urina secondaria) filtrata e assorbita in gran parte.
Il conflitto del profugo attiva un conflitto di paura, in Medicina Tradizionale Cinese il rene somatizza la paura, in particolare, quello destro, la paura di sentirsi soli, abbandonati, non capiti, non accuditi. Il rene sinistro è legato alla paura di morire, di non farcela, di essere prigionieri. Entrambe le emozioni attivano un rene rispetto all’altro in base alla sfumatura conflittuale che vive la persona. Immaginiamo chi viene ricoverato con una malattia grave: senza poter vedere i membri del suo branco, addirittura senza il cellulare, in isolamento. Tutto questo attiva il conflitto del profugo per la paura di morire, il sentirsi prigionieri in una stanza di ospedale e, in più, anche soli e non accuditi dai propri cari. Una situazione che è stata mortale per molti! Quando si trattiene gran parte dei liquidi destinati a essere eliminati con le urine l’organismo moltiplica l’edema. La polmonite è un edema a livello dei polmoni, che però può moltiplicarsi per 10 quando si attiva il conflitto del profugo. Un edema che vale 1 e uno che vale 10 fa la differenza dal punto di vista respiratorio.
Il conflitto del profugo si può attivare, quindi, quando si viene messi in terapia di urgenza, isolati dal branco e con la paura di morire, ma anche quando il medico fa una diagnosi di morte, magari indica pure i mesi di vita rimasti, oppure individua il pericolo di morte se non si fa subito qualcosa.
Trattenere i liquidi
La paura di morire che riguarda il rene sinistro fa trattenere i liquidi in base a un programma biologico arcaico. Anticamente, infatti, vivevamo un po’ come gli animali, anche in territori dove l’acqua era un lusso, per cui se si perdeva il cammino si rischiava di morire disidratati. Per questo, la Biologia, attraverso il conflitto del profugo, ha dotato l’uomo di maggiori chance di sopravvivenza in quelle situazioni in modo che potesse resistere al meglio alla mancanza di liquidi, bloccando le funzioni urinarie e trattenendo i liquidi. Oggi abbiamo abbondanza di acqua e, anche se quel problema non esiste più, il programma biologico sussiste e si attiva in automatico quando viviamo una paura di quelle che abbiamo visto.
Trattenere i liquidi ha l’effetto secondario di aumentare qualsiasi edema presente in qualsiasi organo in riparazione. L’edema si presenta nella fase post conflittolisi. Anche un semplice dolore alla spalla, con il profugo attivo, può diventare insopportabile per via dell’edema.
Perciò, quando si ha un dolore la prima cosa da fare è accertarsi se abbiamo la sindrome del profugo e quindi operare sensatamente per scioglierla, lasciarla andare per non mantenerla in fase attiva.
Cosa fare per evitare tutto questo?
Evitare, per quando possibile, i ricoveri in ospedale, ovviamente, quando si hanno sintomi che il proprio medico di fiducia può gestire, non nei casi di emergenza dove è indispensabile il ricovero. Questo perché, spesso, l’ospedale rappresenta l’isolamento di cui non abbiamo bisogno.
La 6° Legge
Nel mio nuovo libro “La Sesta Legge biologica” spiego a cosa sono dovuti gli aggravamenti, quando i sintomi diventano pericolosi.
Ci sono tecniche che aiutano a superare la paura derivante dalla situazione in cui ci si trova.
Nei primi ricoveri da Sars 1 venne utilizzato un antiparassitario, l’idrossiclorochina, tipico rimedio per la malaria (causata da un parassita, cioè un protozoo). Ho scoperto che questa sostanza funzionava bene proprio perché faceva una disinfestazione dei protozoi, non necessariamente quelli malarici, di tutti quelli che nell’organismo si comportano allo stesso modo.
I protozoi amano ambienti umidi e materiale in putrefazione e vanno a concentrarsi sugli alveoli polmonari che sono in caseificazione (la polmonite è un processo di caseificazione), i protozoi cominciano a moltiplicarsi anche rapidamente invadendo l’organo nel giro di poche ore. Il sistema immunitario manda globuli bianchi, macrofagi per contrastare questa invasione da protozoi, per farlo però il nostro organismo deve mandare ulteriori liquidi ai polmoni. Con l’edema della polmonite e un ulteriore edema dovuto al conflitto del profugo, ne compare un altro per la necessità dell’organismo di mandare cellule del sistema immunitario dove avviene l’invasione da protozoi, che possono mettere in difficoltà l’organo poiché tendono a sottrargli energie e nutrimento. La persona si ritrova quindi in un forte deficit respiratorio e rischia di morire.
Con l’idrossiclorochina le persone uscivano dallo stato critico velocemente durante il periodo del Covid. L’eliminazione dei protozoi permetteva all’organismo di riprendere la funzione compromessa dalla sindrome parassitaria.
Grazie alla scoperta di questa 6° legge abbiamo la possibilità di fare veramente prevenzione, in caso di ricovero per polmonite, mancanza di respiro, etc.
Quindi, se facciamo un lavoro per eliminare le parassitosi da protozoi andiamo a togliere un importante elemento sindromico moltiplicatore del sintomo.
La cura
Se per ogni tipologia di parassita esiste un farmaco specifico esistono prodotti naturali con un’efficacia analoga? La risposta arriva dagli ospedali: quando non funzionano i farmaci contro i protozoi malarici i medici utilizzano un prodotto derivato dall’artemisia, il cui concentrato è il prodotto artemisinina. Si tratta di un potente antiparassitario antiprotozoi, utile sia in emergenza che in prevenzione, in grado di disinfestare l’organismo da questi parassiti, che tendono a proliferare con l’età, verso i 50 anni. Questo perché, ogni volta che facciamo una “soluzione” degli adenocarcinomi, i protozoi non spariscono ma restano in attesa del prossimo processo riparativo dove si moltiplicano ulteriormente. Facciamo tumori continuamente e li risolviamo senza saperlo.
Leggi anche il Consiglio di Adriano Buranello in “Parassiti, potenti rimedi dalla Natura”
Come riconoscere le parassitosi?
Una delle manifestazioni caratteristiche delle infestazioni da protozoi è la mancanza di energia e di nutrimento soprattutto di vitamine, una sorta di debilitazione fisica e organica. Con l’assunzione dell’artemisinina, in molti casi, la situazione cambia di parecchio.
Risolvere e eliminare i protozoi aiuta a mantenere un buono stato di salute.
La perdita del peso non è un segno caratteristico, a meno che non ci sia una perdita di appetito. Anzi, spesso, chi è in sovrappeso può perdere 10-20 chili in un paio di mesi in seguito all’assunzione di artemisina, ovviamente, nel caso in cui i protozoi abbiano contribuito all’obesità. Attenzione, non è una cura per l’obesità!
Se i protozoi hanno una parziale utilità perché eliminarli?
Esistevano prima di noi sulla terra, noi siamo il senso biologico per i protozoi, loro potevano utilizzarci mangiando alla nostra tavola. Hanno interesse a sfruttarci perché traggono sopravvivenza e nutrimento da noi.
Per questo è il caso di fare una disinfestazione con l’artemisinina
L’unico esame che può rilevare i protozoi è lo striscio di sangue su un vetrino analizzato con un microscopio molto potente. Alcuni di essi si trovano solo nel sangue, ma altri si trovano in altri organi. Addirittura il cervello può contenere importanti colonie di protozoi. Secondo alcuni studi, l’Alzheimer, che si manifesta nella fase più avanzata con una necrosi delle ghiandole degli ippocampi, in alcuni casi, sembra sia dovuto a parassitosi da protozoi.
Perciò lavorare sull’eccesso di protozoi può voler dire fare anche prevenzione in questo senso.
Estratto della diretta con Adriano Buranello
Naturopata, Cromopuntore, 5 Leggi Biologiche