Femminile e maschile, una danza creativa
estratto della diretta con
Counselor supervisor, dottore in Psicologia e Formatrice iscritta al Registro formatori A.I.F., Formatore Voice Dialogue
Cosa troverai in questo articolo:
Femminile e maschile
Due aspetti che sono in tutti gli esseri umani, donne e uomini, come lo yin e lo yang. Il femminile e il maschile sono energie!
Energia femminile: quali sono le qualità, i doni? Sicuramente sentire e gestire le proprie emozioni, lo stare, l’essere, la condivisione, l’accoglienza.
Tutto inizia dal femminile anche se tendiamo a bypassarlo molto facilmente. Il femminile dà l’impulso al movimento, che indica la direzione. E questo vale per tutte le questioni pratiche.
I 4 passaggi della danza creativa
Sono 4 i “momenti” che creano qualcosa, un progetto, una torta, dalle cose più complicate a quelle più semplici.
Il 1° passaggio
Tutto parte dal sentire, dall’ascolto che è proprio del femminile. Per creare qualcosa innanzitutto mi devo ascoltare, devo sentire le mie emozioni rispetto a ciò che sto immaginando (immaginare appartiene al femminile). Un esempio: desidero una torta, la immagino, questo mi prende del tempo e mi occorre per non rischiare di fare una torta che non volevo, ciò che, purtroppo, riscontriamo nella vita di tutti i giorni. Per questo, dopo aver scelto un tipo di torta e aver sentito che è proprio quella che desidero, e solo allora, arriva il maschile che dà forma al desiderio del femminile. Già questo ci fa intendere come scavalchiamo questo primo passo verso il nostro obiettivo, cioè quello di immaginarlo, stare con esso per sentire se fa parte della nostra verità interiore.
Il 2° passaggio
Solitamente bypassiamo il primo passaggio e andiamo direttamente all’azione, alla volontà, all’agire, caratteristiche del maschile, in pratica, il secondo passo di questa danza creativa.
Qui stiamo scomponendo i 4 passaggi che ci permettono di creare qualcosa e che andrebbero rispettati e che, però, saltiamo. Visto che ci identifichiamo maggiormente nelle qualità del maschile, stare e immaginare è tradotto dal maschile come una perdita di tempo perché esso è portato al fare. Pensiamo alla crisi del Covid, c’era bisogno di agire anche velocemente in certi contesti, ma molti si sono lanciati a trovare soluzioni alla solitudine e a tutto il resto senza prendersi il tempo di stare, sentire l’impatto di quanto stava accadendo. Spesso attraverso l’azione saltiamo via dalle emozioni perché non vogliamo ascoltarci. Un aspetto del maschile molto importante è la risoluzione, il creare un’azione che risolve, ma la risoluzione è efficace proporzionalmente a quanto siamo stati nel sentire il problema o la questione.
Le qualità del maschile sono la volontà, la direzione, la struttura.
Bisogna dare valore a tutte le qualità, sia del maschile che del femminile ed è anche una questione di tempi per cui non si può agire prima di aver sentito la direzione che si vuole prendere, altrimenti l’azione sarà vuota. È esperienza di molti partire con l’azione, andare, realizzare per poi avere la sensazione che quanto ottenuto non era proprio quello che si voleva. Questo perché l’azione non ha avuto radici nel femminile e perciò nell’ascolto di sé.
Il maschile è al servizio del femminile, non parliamo di uomini e donne ma di energie, rappresentate nelle favole con l’immagine della principessa che chiede qualcosa al cavaliere e lui parte per prendere ciò che lei (il femminile) desidera.
Il maschile è azione, mentre il “primo” femminile è il sentire, ciò che dà il cuore, la direzione al maschile, che, altrimenti, va perché deve agire ma la sua azione resta vuota se non è ispirata dal femminile.
In un progetto importante della vita, se non ci facciamo ispirare dal femminile, la conclusione non sarà quella desiderata.
L’”altro” femminile
Il 3° passaggio
Una volta fatto tutto il necessario per il buon esito del progetto subentra un altro femminile, quello che sa stare, che non ha bisogno di sapere e che dà fiducia alla trasformazione, la torta che cuoce nel forno, per dare un’immagine con l’esempio di prima. Questo femminile confida in ciò che è stato fatto, ha fiducia nella percezione di quello che potrà essere, nel fatto che qualsiasi cosa sarà quella giusta, perché ha fiducia dell’esistenza, fiducia nella trasformazione. L’immagine è quella del calderone della strega che rimescola dopo aver aggiunto tutti gli ingredienti, maschile e femminile, nella fiducia in ciò che è stato fatto.
Questo femminile ha fiducia nei cicli della vita, vita-morte-vita, e sa quando dare morte a qualcosa.
In cosa ci può essere utile? Quando dobbiamo chiudere un ciclo perché questa energia sa che ciò conduce a una nuova apertura. Quando ci interroghiamo su una relazione, un lavoro, un progetto, questo femminile sa quando è il momento di tagliare qualcosa di cui non c’è più bisogno, proprio perché conosce questi cicli. Perciò sa stare nel caos, cosa che il maschile non è capace di fare, sa che può produrre la trasformazione che porterà a una nuova struttura.
Nel caos appelliamoci a questo femminile che sa e non ha bisogno.
Nell’Odissea, il maschile, Ulisse, va perché deve conoscere in prima persona, lei, invece, è a casa e tesse la tela perché sa, non ha bisogno di andare a sperimentare. Questo femminile è saggio, conosce le leggi dell’Universo e vi si affida.
Questo secondo passaggio nel femminile è come la torta che cuoce e lievita nel forno.
La cucina, in effetti, è il luogo della trasformazione, del caos, e, se ci andiamo con questo femminile che sa padroneggiarlo, armeggiarvi diventa un divertimento.
L’“altro” maschile
Il 4° passaggio
Una volta sfornata la torta, si conclude la danza e arriva il secondo maschile, quello connesso con l’Intelletto (non la mente) con il Disegno Divino,. Da quelle “altezze” questo maschile darà il senso di tutto ciò che è stato.
Si conclude così questa danza che è costantemente in movimento, anche se qui l’abbiamo analizzata passo per passo.
In un progetto, il femminile può percepire anche quanto va aggiustato e, quando femminile e maschile danzano insieme, non c’è rigidità perché essi sono costantemente connessi.
Cosa possiamo fare?
Può essere interessante riflettere su quanto spazio diamo ciascuno di noi all’uno o all’altro aspetto, quanto ci giudichiamo nel momento in cui siamo nello stare, nel sentire, nel famoso far nulla, che non è tale ma è uno stare connessi col Tutto, con sé stessi e con il proprio sentire. Purtroppo, spesso, ci viene detto di passare all’azione!
Da bambini, eravamo nel femminile quando restavamo sospesi con lo sguardo nel vuoto e la bocca aperta, poi, però l’adulto ci riportava immediatamente nell’azione, quindi nel maschile, svalutando quel momento tutto femminile. Ci è stato così insegnato che quella è una perdita di tempo mentre venivamo spinti all’azione, invece che verso il prenderci il tempo di stare, l’unica garanzia di successo per qualsiasi cosa perché allineato con la nostra verità interiore. L’obiettivo può essere raggiunto ugualmente spendendo tempo ed energia ma è probabile che non se ne goda, proprio perché è nato dalla sola azione non dalla contemplazione, dal sentire.
Il primo passo del femminile è, infatti, una garanzia: se mi ascolto il secondo passo del maschile sarà pieno di ispirazione ed efficace. Il maschile è anche concretizzare.
Dove siamo noi?
Quando ci viene in mente di fare qualcosa dovremmo chiederci perché lo faccio? Questo è il passaggio finale del progetto. Il senso si dà alla fine, la garanzia che ciò che faremo sarà giusto per noi viene dal sentire, dalla connessione con noi stessi.
Il sentire non è il buttare tutto all’aria, il sé ribelle, ma un sentire onesto di sé stessi che può produrre azioni efficaci.
Se restiamo troppo nel femminile del primo passo ci perdiamo, perché esso è senza confini, è un flusso costante, per questo è importante il maschile che dà struttura. Ecco perché parliamo di danza dove tutte le fasi vengono rispettate nei loro momenti.
Se siamo solo nell’azione, essa è vuota, non connessa con la verità interiore, porta affanno e dà una visione diversa che fa percepire il mondo come un nemico perché non si sa bene dove andare. Se, invece, si è connessi con la propria verità l’azione diventa rilassata perché si è consapevoli che la propria strada non può essere quella di qualcun altro.
Il Caos
Non è il disordine, il Caos è una fase della ciclicità, del flusso caos-struttura, vita-morte-vita, non uno status. È il momento fondamentale dell’atto creativo, che può durare mesi, secondi, anni. È dove lasciamo all’esistenza il suo intervento, ciò che solo il femminile può reggere poiché non controlla.
Danziamo col caos liberamente per poi capirne il senso successivamente.
La danza creativa
Sentite la meraviglia di questa una danza creativa? Un’escalation: da un sentire, da una verità interiore si passa a un’azione che ha un’anima e che viene consegnata nelle mani di un femminile che confida nell’esistenza, che poi, a sua volta, la consegna a un maschile che ne vede il grande Piano.
Verso il Femminile
Il patriarcato ha portato alla suddivisione dei ruoli basata sulle qualità caratteristiche del maschile e del femminile, l’uomo deve avere la struttura, essere forte e non deve avere dimistichezza con le emozioni, la donna deve accudire, etc. Tutto questo con l’aggiunta della superiorità di quelle maschili.
Ultimamente c’è una riscoperta dei valori femminili, si parla del benessere, dell’intelligenza emotiva, di gestione dei conflitti, tutte qualità del femminile, chiamato a gran voce a partecipare in tutti gli ambiti della vita.
All’inizio era il femminile che aveva negato il maschile, poi è arrivato il patriarcato che ha negato i valori del femminile, ora è l’equilibrio, che dobbiamo trovare in noi perché il fuori è uno specchio.
Cominciamo a vedere in noi che valore diamo ai valori del maschile e del femminile, questo lo ritroveremo fuori di noi.
I valori del femminile stanno diventando di importanza cruciale e lo si vede dall’attenzione verso temi come armonizzare la vita personale con quella lavorativa, il supporto di un’azienda ai suoi dipendenti, l’investimento nel loro benessere.
Il femminile sta entrando dove prima era bandito. È l’esistenza che ci sta portando lì.
estratto della diretta con
Counselor supervisor, dottore in Psicologia e Formatrice iscritta al Registro formatori A.I.F., Formatore Voice Dialogue
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