Molti studi evidenziano gli effetti nocivi del caffè, al punto da consigliare di evitarlo del tutto.
E per svariati motivi: dà assuefazione e va considerato al pari di una droga, è un alcaloide tossico per il sistema nervoso, causa aritmie, alta pressione, irrequietezza, irrita lo stomaco, danneggia il fegato, acidifica il corpo, può causare difetti genetici, può essere cancerogeno, ingiallisce i denti, e la lista è lunga…
In realtà, consapevoli come siamo che l’essere umano è un sistema complesso e unico di stati emozionali, comportamentali e fisiologici in grado persino di rendere tossico un cibo “sano”, e trasformare in “sano” un alimento “nocivo”, l’uso moderato sembra essere l’unica via percorribile.
Infatti, vi sono anche studi che evidenziano come gli effetti benefici del caffè superino quelli dannosi.
Secondo la Fondazione Veronesi, i benefici sono in realtà superiori ai rischi, in base a una revisione dei lavori presenti in letteratura pubblicata sul New England Journal of Medicine.
“…fino a 4-5 tazzine di caffè, in condizioni di buona salute ed escludendo alcune fasi della vita della donna (gravidanza e allattamento), si riescono a sfruttare i molteplici effetti positivi indotti dalla bevanda, che determinerebbero una riduzione del rischio di sviluppare diverse malattie croniche.
…ricco di antiossidanti, in grado di stimolare il sistema nervoso centrale, riduce l’affaticamento, aumenta la vigilanza, ha anche una funzione analgesica. Secondo la Fondazione, il caffè non sembra nemmeno essere nemico del cuore: mantenendo i consumi regolari, nel tempo, l’organismo sviluppa una forma di tolleranza che pone i consumatori più assidui al riparo dal rischio di sviluppare l’ipertensione a causa del caffè.
Naturalmente, il suo uso va limitato in certe condizioni, oltre a quelle dette, anche quando si assumono farmaci specifici e in presenza di alcune patologie.
L’ascolto del proprio corpo e il buon senso “bio-logico” restano però le nostre guide più importanti.