Lo stress fa davvero male?
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Cosa c’è di sbagliato nell’essere stressati?
Cosa troverai in questo articolo:
Ma cosa significa la parola stress?
Come tutte le parole di moda, c’è un momento in cui saltano fuori, ci piacciono, in qualche modo ci rispecchiano e allora le usiamo fino allo sfinimento.
La parola “stress” nasce dall’inglese che si traduce come sforzo ma le cui origini deriverebbero dal francese “estrece” (oppressione, strettezza) che a sua volta deriverebbe dal latino “strictus” (stretto), viene comunemente associato al significato di logorio e affaticamento.
Nel linguaggio medico (e qui vi volevo) è una risposta funzionale con la quale l’organismo reagisce ad uno stimolo più o meno violento e fuori dall’ordinario e di qualsiasi natura. (Fonte Treccani).
In soldoni si definisce stress uno stimolo che sottopone ad uno sforzo il nostro sistema corpo-mente-energetico e che spinge il sistema a rispondere nella maniera migliore per rispondere in modo funzionale a questo sforzo.
Non a caso, nei primi tempi di stress reagiamo benissimo: ci sentiamo più attivi, sentiamo di meno il dolore, dormiamo di meno, ci sentiamo superman, e così via.
E reagiamo bene proprio perché sotto sforzo, il nostro corpo estrae l’excalibur di tutte le spade e sa che deve reagire al meglio per il tempo necessario e richiesto.
Il danno dello stress non sta nella reazione funzionale dell’organismo, che a modo suo ha anche un senso, ma sta nel protrarsi della situazione di stress dalla quale, pur riconoscendola, non ci togliamo.
Mi piace sempre citare il mio insegnante di Biologia Umana, il dr. Matteo Penzo della scuola Daleth (https://scuoladelsintomo.it/) che dice:
“l’essere umano è l’unico animale che davanti ad una situazione di dolore o di chiaro danno non solo non si tira indietro, ma continua a sbatterci il naso! Un cane che prende un calcio, forse si avvicina una seconda volta a chi glielo ha dato, ma difficilmente lo farà una terza. L’essere umano no: continua imperterrito ad andare a prendere calci in quell’ufficio, in quella relazione, o in quel lavoro. Si sveglia ogni mattina, stringe i denti e va a prendere la sua dose di calci.”
È un po’ la voce di coloro che dicono che con il termine “resilienza” si sia data un’etichetta nobile alla capacità di resistere ad un costante stress, cosa che invece non andrebbe incoraggiata. O meglio: “la resilienza” o resistenza allo stress può avere un senso in caso di necessità estrema, come ad esempio se venissi catturata da un esercito nemico e dovessi resistere alle torture per poter tornare dalla mia famiglia, laddove il reagire con la forza potrebbe causarmi più danni che benefici, laddove tenere la testa bassa e pensare che “tutto questo passerà” forse è ancora la situazione migliore.
Come tutte le cose occorre contestualizzare e prendere ogni singolo caso. Io sono più sul filo del “se vuoi ottenere qualcosa di diverso, devi fare qualcosa di diverso”.
Come gestire allora lo stress??
Intanto ficchiamoci in testa che lo stress non lo possiamo evitare, non possiamo bloccare una risposta funzionale dell’organismo ad uno stimolo esterno.
Non mi sembra di aver mai sentito dire ad una gazzella “Quanto sono stressata a dover scappare dal leone!!”. Il suo stress (la sua risposta sensata ad uno stimolo esterno definibile come “imprevisto”) le salva la vita. Le permette di avere muscoli più prestanti e veloci, di non sentire impedimenti e correre, di avere battiti accelerati, di essere sveglia e attiva. Il problema qui non è lo stress, il problema sorgerebbe se dovesse correre per fuggire dal leone per 10 ore al giorno, sette giorni alla settimana, senza pause, e con straordinari sotto pagati. Per intenderci.
Non è facile, per l’essere umano divincolarsi dalle gabbie che si costruisce in questa società praticamente quasi senza accorgersene. Ed è un nostro diritto fare il meglio che possiamo con le scelte che abbiamo fatto in passato. Nessuno è giusto o sbagliato. Nessuno ha colpe.
Siamo tutti il risultato delle scelte migliori che potevamo fare in quel determinato contesto e con le carte che avevamo in mano in quel momento.
Come faccio a capire cosa mi crea stress?
Tutti sappiamo quali sono le cose, le persone, le situazioni e le relazioni che ci stressano. Sono quelle che quando ci pensiamo, nell’immediato, sentiamo spegnersi qualcosa dentro di noi. Sentiamo una lucina che si spegne (anche se solo momentaneamente), che ci blocca, che toglie luminosità al nostro sorriso e ai nostri occhi.
Ma, oltre a questo, ci sono altri test che ci permettono di capire cosa momentaneamente ci toglie forza e spinge il nostro corpo a dover “compensare” con lo stress, ad attivare i nostri super poteri.
Quello che utilizzo io è il TMKP (test muscolare kinesiologico di precisione) ovvero un test muscolare semplice da imparare che permette di comprendere facilmente quali sono le cose, le persone o le situazioni che ci creano stress.
Come fa il test TMKP a capire cosa mi stressa?
Si possono utilizzare tutti i muscoli del corpo, ma per comodità se ne preferiscono alcuni come il deltoide o quelli della mano.
Viene effettuato una pressione sul muscolo per verificare che la sua risposta sia forte e funzionale, e dopo viene dato il contatto con l’oggetto presunto fonte di stress o viene chiesto alla persona di pensare a qualcosa che si presume lo stressi. Dopo pochissimi istanti viene rieffettuato il test, e se in quel momento il muscolo non riesce a tenere lo sforzo, ecco che abbiamo la conferma che l’oggetto o il pensiero in questione portano davvero il corpo allo stress
Cosa vuol dire? Che con un test effettuato bene (con tutti i crismi del caso) io posso, in pochi secondi, capire con esattezza che cosa mi dà uno stress effettivo, un cibo, una persona, un oggetto, una relazione ecc. Anche le cose più insospettabili.
Ma non solo: per lo stesso principio posso capire se esistono rimedi che mi permettano di compensare quello stress. Ovvero mi permettano di trovare una soluzione.
Questo test, di facile esecuzione, ha molteplici utilizzi ed applicazioni, a me ha fatto la differenza a livello professionale e lavorativo. Si può imparare per uso personale, per i propri cari, o anche per la propria professione se si intende ampliare i propri strumenti.
5 consigli pratici per gestire meglio lo stress
- Respirate. Capirai!!!! Che consiglio avveniristico che mi da questa!! Ma come si fa a disiscriversi da qui? No, aspettate, state buoni. Un attimo. Come ho scritto nel mio libro “Ciòllansia… e non sto benissimo”, (https://www.yanakoraleho.com/estratti-dal-mio-libro), la respirazione e la presenza adeguata di ossigeno fanno in modo che il corpo non possa andare in panico. Il respiro è la prima cosa che facciamo quando mettiamo il naso fuori dalla pancia della mamma… Siamo fatti di acqua e funzioniamo con ossigeno. Scommetto che proprio adesso, mentre stai leggendo, ti sei accorto di non essere consapevole del tuo respiro. Ti sei accorto di avere un respiro superficiale. Ecco respira… e se ti può essere d’aiuto qui ti lascio una meditazione sulla respirazione da fare.
- State all’aria aperta. Siamo produttori e portatori sani di serotonina, l’ormone della felicità, e questa si produce meglio e di più se stiamo all’aria aperta, preferibilmente in un posto piacevole. Evitiamo parcheggi, letamai, e autostrade che… saranno pure all’aperto, ma non aprono esattamente il cuore e non mettono proprio buon umore.
- Scegliete di stare con persone che vi fanno sorridere, e ridete tanto. Nella risata di cuore si attivano tutti dei sistemi ormonali che alleggeriscono lo stress e scaricano le situazioni pesanti attraverso il tremore indotto nel corpo dalla risata.
- Urlate, cantate o fate sport dinamico. Il movimento aiuta a scaricare le tensioni, se proprio non possiamo fare a meno di frequentare situazioni stressanti, almeno troviamo il modo di scaricare!
- Fate una cosa alla volta. Non soppalcate la vostra mente, subaffittando a tutte le attività che vi passano per la mente. Quando fate una cosa, fate solo quella. Metteteci voi stessi e non pensate ad altro. Siate ordinati nei vostri pensieri. Se state cucinando, pensate solo a cucinare. Quando infilate i bottoni nelle asole, fate solo quello. Quando suonate un campanello, siate lì con il pensiero, solo sul campanello. La nostra mente ha capacità straordinarie, ma nella sua mancanza di limiti crea pensieri labirintici in cui ci perdiamo. E costruisce ciò che non conosce con proiezioni. Come dice Monique Charbonnier, mia insegnante in questo momento di costellazioni cerebrali presso la scuola 5lb, “un’emozione per essere definita tale devo poterla sentire fisicamente nel corpo, e questo è possibile grazie alle scariche di ormoni che produciamo, ma la scarica dura una manciata di secondi, e l’emozione avrebbe una sua curva fisiologica di decadimento. Le ore, i giorni successivi in cui continuo a sentire quella rabbia, quella tristezza o rancore o qualsiasi altra emozione sono frutto del rimuginìo della mia mente. È un trascinarsi e crogiolarsi in qualcosa che da solo avrebbe già fatto il suo naturale ciclo fino allo scioglimento.” Ecco cosa intendiamo per “lasciare andare”. Lasciamo che le emozioni facciano il loro corso.
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