Consigli per le nostre ginocchia…
di Yana K. Duskova Madonno
Kinesiologia emozionale RD, Kine4coaching, Insegnante metodo Quanti-Ka©, Shiatsu
Il ginocchio è quella struttura articolare fatta di ossa, legamenti, cartilagini, muscoli e tendini che troviamo tra la fine della coscia e l’inizio del polpaccio, così, tanto per dire.
In quanto articolazione c’è l’interazione tra due ossa il cui movimento è reso possibile dai muscoli.
Se fosse fatto solo di ossa non si potrebbe muovere.
Le ossa costituiscono il valore e i muscoli e i restanti tessuti garantiscono il movimento e la stabilità. Per avere un movimento flessibile, veloce e stabile, deve esserci un buon lavoro di tutti questi tessuti.
La cartilagine invece si trova “in mezzo” alle due ossa, ne permette il movimento senza che queste si sfreghino direttamente rischiando di consumarsi, creando dolore, ed inoltre ne attutisce gli impatti, ammortizzandoli.
Ogni parte del corpo ha una sua voce in particolare o una sua funzione che si attiva in determinati momenti o in relazione a determinati vissuti.
Il consiglio etico è sempre e comunque quello di rivolgersi a un professionista medico sanitario in caso di problemi gravi alle ginocchia (in questo caso, un ortopedico, un fisiatra, un fisioterapista o un osteopata).
Poi, se volete andare oltre, fare qualcosa in più, per vedere quale messaggio vi sta portando il vostro ginocchio, allora proseguite nella lettura. Se riuscite a comprendere quale comportamento cambiare per non ricadere in quella dinamica, allora il vostro ginocchio potrà veramente beneficiare degli interventi sanitari che già state facendo, senza il rischio di ricadute.
Intanto, quando ci troviamo davanti a lesioni importanti, rotture, sfilacciamenti, tessuti consunti e così via, ci troviamo sempre davanti a quelle che vengono chiamate “recidive” di un particolare vissuto bio-logico.
Vuol dire che non è qualcosa che abbiamo vissuto solo una volta, per un certo tempo e che poi abbiamo risolto.
Significa che quel determinato vissuto (che andremo ad indagare tra un attimo) ce lo stiamo trascinando da diverso tempo, magari con piccoli momenti di sollievo alternati a ricadute in quella stessa situazione.
Cosa troverai in questo articolo:
Come facciamo a dare voce al ginocchio?
Cominciamo con il chiederci a che cosa serve per noi il ginocchio.
Raccogliendo un po’ di esperienze, quando parliamo di ginocchio, parliamo di:
– inginocchiarsi
– abbassarsi
– saltare (parzialmente) o attutire la caduta da un salto
– poter correre sufficientemente veloce per stare dietro a qualcuno o a qualche situazione
– ammortizzare il cammino della vita, magari sono incastrato in qualcosa che vorrei fare e che non rispecchia quello che mi viene chiesto.
L’inginocchiamento contiene un significato storico e antico, quello del riconoscimento e della conseguente sottomissione a qualcuno gerarchicamente superiore. E questo indipendentemente dal fatto di essere d’accordo o meno al contenuto della causa che si sposa.
Spesso ci si inginocchiava per avere salva la vita propria o quella dei propri cari. Era un atto simbolico in cui la testa scendeva al di sotto della testa del “capo”, passando così il messaggio non verbale (ed estremamente impattante) “da ora io ti riconosco come capo, autorità, e mi sottometto alle tue regole”.
Vediamo a quale situazione abbiamo accettato di sottostare nella nostra vita pur non essendo totalmente d’accordo con le scelte della nostra autorità. Un comportamento solito in persone con un carattere rigido legato ad un elevato senso di giustizia, dove le “regole devono essere uguali per tutti”.
È quella cieca o forzata obbedienza per un beneficio secondario che però, a livello profondo, non convince o che costringe a rinunciare a qualcosa di piacevole.
È il caso del prete di campagna che viene ripreso dalla curia centrale per il suo modo giudicato “troppo libero” di gestire la comunità affidatagli e che finisce per manifestare un’artrite e una conseguente artrosi al suo ginocchio destro. Un “inginocchiarsi” all’autorità conosciuta che non trova riscontro nella sua attività. “Devo sottostare a delle regole che non trovo totalmente giuste”.
In questo caso, vedete, si parla un po’ di una forzatura.
Nella scuola di formazione professionale sulle 5 Leggi di Mark Pfister il ginocchio viene più associato alla svalutazione per non essere in grado di stare dietro ad una persona o una situazione. Come a non essere sufficientemente performante, veloce, scattante.
Questo può avvenire anche in maniera figurata, ciò che realmente accade negli sportivi che possono vedere minacciata la loro posizione se non riescono a essere sufficientemente veloci e prestanti nel loro sport.
In questi casi, nella fase attiva del vissuto, i tessuti si consumano per essere più elastici e leggeri, per dare maggiore movimento e, in fase di risoluzione, si ricostruiscono creando dolori, edemi, crampi.
Se porto avanti per lungo tempo il vissuto (continuo a sottostare o a non volere stare lì, o continuo a sentirmi incapace di stare dietro a quella persona) i tessuti si consumeranno senza mai ricostruirsi causando lesioni fisiologiche che necessiteranno di un intervento.
Diventa importante qui, agire anche per contenere e moderare il dolore per non creare ulteriori recidive date dal vissuto del “non posso fare il movimento che voglio perché ho male”.
In alcuni casi, se si riesce a intervenire contemporaneamente sul dolore e sul vissuto, nel giro di 21 giorni la situazione si risolve.
Non schifate gli antidolorifici e non giocate a fare gli eroi! Non c’è gloria nel continuare a provare dolore, continuando a muoverlo.
In Natura non esiste un animale, neanche il più forte, che davanti al dolore continui a combattere o a correre. Un animale che ha male a una zampa, non la appoggia finché non guarisce!
L’essere umano è l’unico che se ha male a un ginocchio va comunque a giocare a tennis o a calcetto, magari aiutandosi con arnica, taping, agopuntura, ecc…
Il dolore ha un senso ben preciso, dice: “stai fermo, non muovere fino a quando non ho finito di riparare!”.
Intervieni sempre sul dolore, ma ricordati di tenere fermo il ginocchio fino a quando si rimette a posto, facendo tutto quello che ritieni necessario per il suo benessere.
Riassumendo…
Ecco 3 Consigli per il tuo ginocchio!
Consiglio 1
Agisci sul dolore prima di tutto! Cerca tra le tecniche che conosci e di cui ti fidi, quella che ti aiuta a contenere il dolore. Farmaci, agopuntura, taping, pranoterapia, foglie di cavolo, fitoterapia, kinesiolgia ecc… Ma ricorda: lo scopo non è quello di alleviare il dolore per poter continuare a riprendere in breve tempo le attività! Lo scopo è quello di dare il tempo al tuo corpo di guarire senza dover cadere in recidive. (21 giorni di fermo e movimento moderato o funzionale fisioterapico sarebbe il top.)
Consiglio 2
Cerca di capire quali sono le autorità a cui hai scelto di sottostare ciecamente ma che non ti convincono del tutto. E scegli cosa fare tuo e cosa no. Gerarchie, regole, democrazia sono concetti che con la scusa di un “bene superiore” non ascoltano le idee di tutti.
Scegli cosa ritieni giusto, e scegli tu cosa fare.
Consiglio 3
Può essere utile fare un percorso emozionale energetico con Fiori di Bach, Kinesiologia Emozionale RD, o psicoterapia (con conoscenze olistiche). Anche se non mi piace dare formule e consigli mirati senza un colloquio diretto con la persona, si potrebbero prendere in considerazione Fiori di Bach come Rock Water e Oak.
Se hai piacere di fare una sessione di decodifica del sintomo o di kinesiologia emozionale RD, allora contattami.
di Yana K. Duskova Madonno
Kinesiologia emozionale RD, Kine4coaching, Insegnante metodo Quanti-Ka©, Shiatsu