Tunnel carpale, quella “presa” che dovresti mollare
Con il termine “sindrome del tunnel carpale” si intende tutto un insieme di sintomi più o meno invalidanti a seconda dello stato di avanzamento, che coinvolgono polso, mani e dita. Questi si manifestano con intorpidimento, dolore, formicolii, perdita di sensibilità e forza.
Della decodifica biologica del sintomo, voi sapete che si evitano termini come sindrome, ma si vanno ad analizzare tutti i sintomi singolarmente.
A livello anatomico questo si manifesta con un restringimento e l’infiammazione di un canale attraverso il quale passa il nervo mediano (che ha il compito di portare l’ordine dato dal cervello alle mani che sono le esecutrici pratiche della nostra idea) che porta dolore e disfunzioni tattili e motorie alla mano.
Questo restringimento può avere diverse motivazioni fisiologiche e meccaniche come infiammazioni o traumi. Normalmente si interviene con terapie mediche antinfiammatorie o in stati avanzati con operazioni chirurgiche.
Ma se nelle 5 Leggi biologiche, ogni sintomo equivale a una soluzione logica e sensata, qui come la inquadriamo?
Si tratta di numerose recidive perpetrate nel tempo di un movimento ripetuto che non ci sentiamo in grado di fare, e di un’ostinazione legata a una situazione sulla quale dovremmo deciderci a “mollare la presa”.
Spesso si tratta di persone che sono bloccate tra due parti, sono intermediari che hanno il compito di fare da ponte e da tramite tra due poli agli antipodi, come tra capo e operai, o come una madre che fa da tramite tra il padre e i figli, ad esempio.
Si tratta di un sottile “volerci mettere la mano”, “voler mettere d’accordo tutti” e anche, perché no, un “controllare tutto in modo che vada per il meglio”, che però non si vuole più fare o che in qualche modo ci sta mettendo in difficoltà, rischiando di non piacere più a nessuna delle due parti, e venire allontanato.
Il movimento che ci impedisce di fare, in effetti è quello di trattenere o tenere, di fare lavori di forza o di precisione.
Cosa stai trattenendo che sarebbe ora che mollassi?
Quale movimento ti stai ostinando a fare ma che dovresti smettere?
Cosa troverai in questo articolo:
I consigli
Sicuramente seguire una terapia medica del dolore per disinfiammare aiuta a contrastare ulteriori recidive, magari, insieme al riposo, almeno per un po’.
A seconda dello stadio in cui ci si trova, può essere utile procedere con trattamenti sulla zona cervicale con massaggiatori qualificati, fisioterapisti e osteopati. Perché la cervicale? Perché una delle origini è anche lì, è lì che portiamo il peso delle responsabilità e delle idee che non riusciamo a manifestare, del giogo e del peso di capi che mal sopportiamo, di quei fardelli che spesso non sono nostri ma di cui ci facciamo carico ugualmente.
Cominciamo a lavorarci su facendo delle scelte, guardandoci con sincerità e lasciando andare quello che non abbiamo il coraggio di mollare. Molliamo le redini, il mondo e la felicità degli altri non poggiano tutti su di noi.
Impariamo ad ascoltare il nostro bisogno di essere utili a tutti sempre, di essere delle chiavi importanti di risoluzione, e accettiamo che il mondo possa andare avanti anche senza la nostra mediazione, cambiamo la priorità da “altri” a “noi”.
Chirurgia sì o no?
Questo potete scegliere di deciderlo con il vostro medico in base al vostro stato e mettendo tutto sulla bilancia dei bonus e malus, sapendo però che se non lavorate anche sulla parte del sentito biologico, il rischio è quello di un’operazione non risolutiva e che negli anni a venire il sintomo si riproponga.
La curiosità
quando il percepito in questione è a livello lavorativo, il sintomo stesso si manifesta come soluzione valida: se ho male al punto di sentirmi invalidato nel movimento sono costretto a lasciare il lavoro per qualche tempo, togliendomi così dal ruolo di intermediario, e ho un alibi socialmente accettabile per non dover continuare a stare lì a fare una cosa che mi mette a disagio.