Simboli, come ci aiutano…
tratto dalla diretta con Silvia Nicolardi
counsellor. esperta in mindfullness e tecniche bioenergetiche
Simbolo, nell’antica Grecia aveva il senso di unire due parti. Nella consuetudine dell’epoca si usava rompere una mattonella in due parti per poi farla combaciare successivamente dai due contraenti di un accordo per suggellarlo.
Ovviamente questa definizione non è adatta a come utilizziamo noi oggi il concetto di simbolo ma ci risulta utile per comprenderlo.
Il nostro cervello viaggia sui simboli, tutta la realtà vivente ne è ricca, essi ci rimandano a qualcosa, di sconosciuto, che non vediamo a una prima osservazione, ma che possiamo scoprire andando oltre i sensi. È qui che ritroviamo il senso del simbolo di riunire due parti separate, quella conosciuta e quella nascosta, anche se sta a noi andarle a ricercare.
La nostra mente è fatta di simboli. Abbiamo una mente conscia che usiamo nella realtà di tutti i giorni, razionale, e una mente inconscia che, invece, possiede tantissimi contenuti, più di quelli della mente conscia, ma celati dalla barriera dalla coscienza che, in qualche modo, ci protegge da quelli che ritiene contenuti pericolosi e che in realtà sono in grado di apportare un cambiamento (che, appunto, la coscienza potrebbe ritenere pericoloso).
Quando parliamo di mente, psiche, psicologia ci riferiamo sempre ai simboli di cui è costellata la realtà di tutti i giorni. Se pensiamo alla farfalla, ad esempio, sappiamo che essa un simbolo di trasformazione profonda. Nasce come un bruco ma, attraverso un lavoro fisico enorme, arriva a cambiare la sua stessa essenza per diventare una creatura meravigliosa in grado di volare. Questo processo di trasformazione, su più piani, non solo quello fisico, possiamo applicarlo alla nostra vita, in cui eventi, decisioni, etc ci spingono a cambiamenti tanto profondi da non essere più chi eravamo in passato.
Qualsiasi cosa, anche la matita, contiene un simbolo. Per esistere, quell’oggetto è stato pensato, è il simbolo di un’esigenza, di un pensiero creativo trasformato in realtà.
Il simbolo ha una funzione importante proprio a livello cerebrale, unisce l’emisfero sinistro, deputato alla funzione cognitiva che decodifica la realtà, e la funzione emotiva intuitiva dell’emisfero destro. A partire da questa consapevolezza, se andiamo a ricercare i simboli scegliendo di andare oltre la realtà e scendendo in profondità nel significato celato, possiamo utilizzare un pensiero più profondo e andare a conoscere la realtà da tanti punti di vista.
Ci sono tecniche che ci aiutano a sfruttare i simboli a nostro vantaggio, una di esse è la lettura delle fiabe, che non sono solo per i bambini ma anche per gli adulti; oppure, tecniche di visualizzazione del simbolo, l’osservazione dei simboli. Anche i sogni contengono i simboli che il nostro inconscio utilizza per veicolare quelle informazioni che la mente decide di portare alla coscienza e di cui abbiamo bisogno.
Cosa troverai in questo articolo:
Il simbolo è uguale per tutti?
Ci sono simboli che sono universali, è il caso della farfalla, tutti sappiamo che in generale può simboleggiare la trasformazione.
L’immagine che evoca un simbolo può però avere significati diversi per ciascuno di noi, che lo vive attraverso i suoi personalissimi filtri.
Perciò un simbolo può richiamare in parte un contenuto universale e in parte un contenuto individuale.
Come utilizzarlo?
In tanti modi: la meditazione, la visualizzazione, etc. A me piace utilizzare l’arte poiché credo che il linguaggio dell’immagine o del suono, ma anche del corpo, dei sensi, sia il linguaggio più immediato per la nostra mente. Se pensiamo allo studio, al fatto di imparare tramite la ripetizione o la scrittura, portare nella realtà un concetto astratto ci aiuta a vederlo, a crearlo e a dargli una forma di vita così rimane maggiormente impresso nella nostra mente.
Un disegno, una fiaba, scrivere le parole significative per sé… Una canzone evoca molte reazioni emotive in noi, allora perché non utilizzarla per andare a evocare in noi contenuti archetipici simbolici? Se le canzoni, la musica, così come anche le immagini, hanno un impatto così forte nella nostra vita un motivo ci deve pur essere! Quando vediamo dei quadri famosi a ognuno di noi arriva un contenuto specifico, in cui vediamo noi stessi.
Quali disagi si possono affrontare?
Si può lavorare su tutte le problematiche emotive, sui blocchi energetici, questi ultimi sono legati a una forma di energia bloccata dentro noi, a qualcosa di non elaborato.
È vero che il dialogo è la prima forma di terapia ma se vi aggiungiamo il potere dei simboli, delle immagini, dei suoni ma anche della creatività, questo provocherà delle reazioni nella mente evocando contenuti che già esistono. In tal modo, quando incontriamo una difficoltà nella vita di tutti i giorni, siamo stressati, viviamo con ansia, non sappiamo come uscire da un problema, se affrontiamo tutto questo con la sola razionalità ci daremo delle giustificazioni anche reali, ma per sciogliere, risolvere completamente sarà necessario andare alla causa primaria, un processo lungo, difficile per cui, però, non sempre siamo pronti.
Ricercare un aiuto nelle potenzialità della mente può velocizzare questo percorso. Se, invece di restare nell’affollamento dei pensieri della mente e rimuginare, ci fermiamo, ascoltiamo una musica che ci rilassa, leggiamo un libro con un contenuto che ci risuona, questo ci aiuta a elaborare quel qualcosa che abbiamo dentro. È così che possiamo sfruttare i simboli, gli archetipi, beneficiando di un’informazione che qualcun altro ha realizzato per noi.
Il potere delle fiabe
Siamo abituati a pensarle come a una lettura da fare ai bambini, che, ovviamente consiglio per i bimbi piccoli, tenendo presente che non tutte le fiabe vanno bene per tutte le età.
Le fiabe sono fondamentali per la formazione del pensiero creativo. Oltre alla trama, il racconto, ha anche un contenuto simbolico che in maniera inconscia lavora dentro di noi. Un bambino o un adulto che ascoltano una fiaba, attraverso il suono, il concetto che si forma come immagine nella mente iniziano a muovere qualcosa. Una volta terminata la lettura poi è importare riflettere su cosa è piaciuto e cosa no, in quale personaggio ci si è identificati. Questo lo si può chiedere anche ai bambini che sono abbastanza grandi: cosa ha fatto provare la fiaba, di bello e di brutto, è importante guardare entrambi questi aspetti. Poi, se alla lettura si associa un lavoro come un disegno, una drammatizzazione, la creazione di un contenuto della fiaba con la plastilina, etc, inconsapevolmente, si va a lavorare dentro di sé.
La fiaba non ha una morale uguale per tutti, ciascuno si crea un proprio pensiero tramite una fiaba, ed è proprio per questo motivo che è importante leggerle bambini, per fare in modo che si abituino a crearsi una opinione propria sul racconto.
C’è da dire che le fiabe vere, quelle tradizionali, antiche, spesso, non vengono raccontate nei film, nei cartoni animati, perché trasformate, ad esempio, con un lieto fine, con eventi che portano a un finale fantastico e poco realistico.
Molti genitori non hanno il coraggio di leggere al proprio figlio le parti cruente delle fiabe, ma esse sono un’anticipazione della realtà, di come vanno veramente le cose. Se non lo terrorizziamo con le nostre paure, i nostri preconcetti, la nostra interpretazione, allora il bambino potrà formare un proprio pensiero rispetto alla fiaba. Posso assicurare che accade proprio questo. Ovviamente, tutto in base all’età.
Come scegliere una fiaba?
Più che per il contenuto, va scelta per le caratteristiche. Per i più piccoli, la fiaba deve essere breve perché essi non sono in grado di sostenere una trama lunga. I contenuti arrivano comunque se solo ascoltano e se c’è una lettura “partecipata”, cioè se l’adulto interpreta la fiaba. Quando sono più grandi di età si possono proporre fiabe più complesse.
Le fiabe giunte a noi sono un po’ modificate rispetto alle versioni originali.
Nell’articolo che ho pubblicato su RigeneraInforma ho esaminato la fiaba de La Sirenetta, paragonandola al film di animazione di diversi anni fa e al film uscito recentemente. Non ho toccato l’argomento principale, quello del colore della pelle della Sirenetta, perché non è, a mio parere, un punto cruciale. In questo articolo ho voluto mettere in evidenza la differenza con la versione originale della fiaba.
Va compreso che sia il film d’animazione che il cartone animato hanno completamente cambiato il contenuto e il finale de La Sirenetta, questo, non per demonizzarli ma solo per rilevare la grande differenza che c’è tra essi. Intanto, la fiaba de La Sirenetta simbolicamente rappresenta, come tutte le fiabe, il viaggio dell’eroe, quindi, il viaggio che ognuno di noi è chiamato a fare nella propria vita, dalla nascita fino al momento in cui si diventa consapevoli che qualcosa va cambiato. L’eroe incontra delle difficoltà nella vita e grazie a esse, va alla ricerca delle risorse interne ed esterne per superarle. Ciò implica un cambiamento di status, una trasformazione proprio simbolica. Per dirla in breve, nel caso de La Sirenetta, la grande differenza sta nel fatto che nel cartone animato e nel film la Sirenetta decide di andare sulla terra per amore del principe, sostanzialmente per ricercare questo amore, perciò fa tutto fino a stringere un patto con la strega per la voglia di cambiare se stessa e la propria vita abbandonando la coda di pesce, gli abissi, per andare in superficie, sulla terra. Tutto questo per amore del principe.
Nella fiaba originale, invece, lei anela sì alla vita sulla terra perché vive negli abissi con la nonna e le sorelle, ed essendo la più piccola non ha mai potuto vedere questo famoso mondo oltre l’abisso, ma è spinta non solo dalla curiosità ma anche da un bisogno interiore perché il principe non l’ha ancora incontrato.
La grande differenza sta proprio nel motivo che spinge il protagonista a fare ciò che fa, che, secondo me, è fondamentale, infatti, nella nostra vita, è proprio la motivazione, l’intenzione a fare la differenza in una decisione!
La fiaba lavora nel profondo, il nostro inconscio la recepisce anche se a livello cosciente non ci sembra così.
tratto dalla diretta con Silvia Nicolardi, counsellor. esperta in mindfullness e tecniche bioenergetiche