Domanda
Vorrei gestire meglio le reazioni di rabbia e poter canalizzare l’energia che ne deriva
Risposta di Yana K. Duskova Madonno
La rabbia è un’emozione re-attiva (che arriva in risposta a qualche stimolo esterno che ci tocca) ha un fare molto seduttivo, perché quando reagiamo abbiamo sempre l’impressione che “finalmente abbiamo fatto qualcosa”.
Esistono due tipi di rabbia quella “esplosiva” e quella “interna”, ovvero quella generata da una frustrazione che non riusciamo a sfogare.
Il tipo di rabbia dipende dal nostro personale modo di essere: se tendiamo a fuggire o a rimanere bloccati davanti a un conflitto, allora la rabbia sarà “mandata giù”, per cui tenteremo di non sentirla e non ascoltarla, ma soprattutto di non esprimerla. Questo è dovuto al fatto che una parte di noi teme che un’eventuale esplosione di rabbia possa causare la perdita di qualcosa o di qualcuno, oppure scatenare il giudizio.
Se, invece, davanti a un conflitto, tendiamo ad attaccare, allora, in quella che sentiamo come un’ingiustizia attaccheremo senza pensarci due volte, come fossimo ciechi e impossibilitati a mettere un freno.
Dietro alla rabbia c’è sempre un percepito di ingiustizia legato a qualcosa che non ci lasciano fare, o che ci viene tolto, oppure a un mancato riconoscimento per il nostro ruolo. Ma la rabbia arriva sempre per difendere noi stessi o qualcuno che sentiamo di voler proteggere. È una forma di termometro di quanto ci amiamo. Più mi arrabbio e più sono triste perché mi sento calpestato, non riconosciuto o amato.
Cosa fare?
Prima di tutto andrebbe fatto un bel lavoro personale per capire in quale terreno antico affondano le radici della rabbia, senza giudizio.
Sei perfetto/a anche quando ti arrabbi, hai solo reagito per proteggere qualcosa.
Poi, a seconda del tipo di rabbia che ti rappresenta, puoi scegliere di praticare sport dinamici che ti permettano di sfogare, in maniera funzionale, l’energia che senti.
Le arti marziali sono un aiuto prezioso in questo, aiutano a sentire questa energia e a canalizzarla nel movimento, uniscono la presenza del sé (centratura) con la facoltà di gestire ciò che accade. Sono consigliati per chi ha bisogno di muoversi, ama l’attività fisica e la disciplina.
Per chi vuole partire ascoltando il proprio corpo, partendo da se stesso, lavorando da solo vi sono meditazioni che permettono di accedere a un certo livello energetico e a trasformare questa energia.
Tra gli altri strumenti di aiuto vi sono un bel percorso di kinesiologia emozionale oppure di Fiori di Bach, che permettono di andare alla radice e curare le ferite antiche.
Possono essere utili per chi vuole scoprire le energie, le emozioni personali o del proprio ramo familiare che si celano dietro il disturbo.
Poi, vi è la mindfullness che permette di apprendere un metodo di centratura importante per la presenza del “qui e ora”.
È per chi cerca un metodo per controllare la mente.
Altra opportunità è Tocco Quantico, una tecnica di massaggio localizzato, che lavora a livello sottile sia sulle emozioni che in qualche modo rimangono ancorate nel corpo che sulle energie incoerenti. È consigliato a chi vuole fare qualcosa, per cominciare, ma non vuole scavare troppo in profondità con condivisioni o consapevolezze.
È un ottimo modo per partire da sé stessi prendendosi del tempo lavorando sui propri sentiti profondi.
Articolo scritto da
Yana K. Duskova Madonno