Osteopatia, accesso alle risorse vitali
Nonostante l’osteopatia sia ormai diffusa, restano tanti dubbi su questo speciale approccio.
Ecco le risposte alle svariate domande che ci sono arrivate su questo tema e che è possibile trovare anche nell’intervista a Silvia Luciani, osteopata
Domande
Che differenza c’è tra l’osteopatia e la fisioterapia?
Da che età si può andare dall’osteopata?
La collaborazione con altri specialisti…
L’Osteopatia Biodinamica…
Quando consultare un osteopata?
Risposta di Silvia Luciani, osteopata
Cosa troverai in questo articolo:
La differenza tra fisioterapia e osteopatia
Il fisioterapista lavora in maniera diretta sulla parte che si dimostra danneggiata o alterata, per le rieducazioni, nella fase post operatoria, rimettendo a posto un crociato, ad esempio.
L’osteopata va a stimolare la risorsa del paziente, dove per risorsa si intende quello che c’è e che funziona. Non si occupa specificatamente del post operatorio.
L’osteopata va perciò a lavorare sulla parte sana per tentare di riportare nell’equilibrio anche la parte in disarmonia.
L’atto terapeutico inizia dall’empatia che si instaura tra paziente e terapeuta, per poi intraprendere una strada voluta da entrambi, dove il paziente si abbandona e si affida.
Tutto quello che è fuori è dentro. Una chioma folta di un albero corrisponde a delle radici profonde. Per questo la profondità va ricercata. Quando approcciamo un corpo non possiamo basarci su ciò che vediamo ma dobbiamo andare in profondità.
Essere consapevoli significa anche conoscere, più apriamo la mente più accogliamo cose, insegnamenti, situazioni nuove, tutto in base a come riusciamo ad aprirci.
Consapevolezza è apertura, accoglienza. Il contrario implica una perdita di possibilità.
…e le manipolazioni?
Si può fare tutto nei limiti consentiti, l’importante che venga contestualizzato e utilizzato specificatamente per la persona che ne ha bisogno. In pratica, il terapeuta deve sentire se una certa manovra può essere adatta al paziente, e poi, eventualmente, eseguirla in maniera rispettosa e tenendo presente la regola principe di non nuocere.
Da che età si può andare dall’osteopata?
L’approccio osteopatico è per tutte le età, neonati, anziani, tutti.
Va specificato che non si può pensare di raddrizzare uno scoliotico e che bisogna fare attenzione a quali compensi si vanno a toccare. Chi è affetto da scoliosi infatti, si curva per adattare tutto il corpo in modo da poter vivere meglio. Per questo, si può intervenire armonizzando e rendendo il suo corpo più flessibile poiché tentare di raddrizzarlo potrebbe nuocergli.
Se ci si rivolge all’osteopata perché si hanno tanti, diffusi dolori, è possibile anche eliminarli ma gradualmente.
Se il corpo non fa entrare è perché il terapeuta non ha trovato la chiave d’accesso che apre il corpo e permette di lavorare…
La collaborazione con altri specialisti…
L’osteopata deve collaborare con altri professionisti quando sono necessarie altre competenze.
Nel caso di una mal occlusione, è necessario indagare su quel distretto, altrimenti l’intervento dell’osteopata risulta limitato in efficacia!
Un corpo molto problematico, fortemente infiammato va indirizzato al medico specialista di riferimento per poi eventualmente trattarlo con l’osteopatia.
Non possiamo essere tuttologi. Lavorare in equipe diventa molto costruttivo e interessante per lo scambio e la crescita professionale che ne consegue.
L’osteopatia Biodinamica
Lavora sull’unità funzionale, sui campi che si generano tra operatore e paziente, ha a che fare con qualcosa di molto profondo, con la capacità vitale presente nel corpo perché si espanda. È un approccio molto delicato che mette l’osteopata nella posizione di accettare quanto gli arriva nel momento terapeutico.
Diversamente dalla manipolazione dove viene data un’informazione diretta, è un vettore esterno che crea anch’esso una modifica visibile strutturale e magnetica, con l’osteopatia biodinamica si può andare a modificare e rimettere in salute ascoltando quanto un sistema in quel momento sta facendo e riuscire a creare un campo attraverso cui entrare e portare il corpo in uno stato di salute perché possa mettere in atto processi autoriparativi.
È un ascolto. Dall’esterno non si può scorgere quanto accade. Chi vi si sottopone sente un movimento di conoscenza, solo accettando quello che arriva, senza aspettative, attraverso informazioni che non sono quelle del terapeuta.
Nella mia opinione ci si deve concentrare sull’ascolto del paziente e, allo stesso tempo, sul ricevere informazioni utili che consentano di portarlo verso il miglioramento dello stato di salute. È un’altra dinamica, è bio-dinamica perché parla di ciò che succede nelle cellule, nei movimenti intrinseci perché siamo energia. Energia che teniamo bloccata da tanti incastri e che dobbiamo far uscire attraverso movimenti molto delicati, in modo da farla espandere.
Quando andare dall’osteopata?
Oggigiorno si va dall’osteopata per tutto, anche per un piccolo dolore, ma è bene consultarlo quando non si dorme bene, si hanno dolori diffusi, se, ad esempio, si gonfia un ginocchio all’improvviso e gli esami sono a posto, ma anche se si blocca una spalla.
Questi disturbi sono la punta dell’iceberg e denotano un disordine.
Un trattamento osteopatico è consigliato anche a chi passa tutto il giorno davanti al computer perché molti sistemi si alterano in questa condizione, anche se, talvolta, può fare molto un buon massaggio.
Per la sciatica, dopo l’intervento del fisioterapista, è utile quello dell’osteopata.
L’osteopata entra in contatto con tutto il corpo. Anche un minimo trattamento può portare grandi cambiamenti.
Estratto dell’intervista a Silvia Luciani, osteopata