L’Esperto risponde
Un’altra lei… fine della coppia?
Domanda
Dopo 10 anni di relazione mio marito mi lascia per una molto più giovane.
La cosa più intelligente da fare è impegnarsi per recuperare il rapporto o lasciare andare gli eventi? C’è una strategia per non soffrirne troppo?
Risposta di
dott.ssa Elena Dragotto
Counselor supervisor, dottore in Psicologia e Formatrice iscritta al Registro formatori A.I.F.
Non è così raro, al giorno d’oggi, trovarsi ad affrontare una situazione simile, sfidante e molto dolorosa. Un tempo, per questioni culturali e sociali, non si arrivava alla separazione della coppia, oggi i tempi sono diversi e la “fuga” dal matrimonio che dura da diversi anni sembra essere la prassi, soprattutto da parte degli uomini. Ma, cosa è successo nella relazione per far sì che si arrivasse a questo punto?
Cosa troverai in questo articolo:
Il vero scopo della relazione di coppia
Una relazione di coppia che si basa esclusivamente sul soddisfacimento reciproco dei propri bisogni, sul mutuo appoggio incondizionato, sulla richiesta di sicurezza e sul “per sempre”, alla lunga non reggerà. Il motivo è che, per mantenere tutto questo, entrambi i partner dovranno rinunciare a parti di se stessi, “sacrificarsi” in nome della coppia, dell’altro o addirittura dell’amore! (Che follia pensare che l’amore ci chieda sacrificio!)
La relazione di coppia, malgrado l’illusione dei partner coinvolti, non potrà mai essere una ricerca ed una conseguente costruzione di una zona comfort dove rifugiarsi. La relazione di coppia ha un solo e unico scopo: farci evolvere come esseri umani.
Per fare questo ci sfida costantemente ad ampliarci, ad abbracciare in noi la moltitudine che siamo attraverso l’incontro con l’altro, specchio fedele della nostra interiorità e pertanto un “Insegnante” per eccellenza. Ci sfida a lasciare andare il passato che immancabilmente riportiamo in tutte le nostre relazioni chiedendo all’altro di riscattare e vendicare quel passato.
La relazione è dinamica, in costante movimento e ci chiede a gran voce di ascoltarla perché ha grandi doni in serbo per noi. Prima lo faremo e meno soffriremo.
Il “terzo”, portatore del rinnego della coppia
Se uno dei partner improvvisamente decide di andarsene, in generale, è perché nella relazione stessa, e non nell’altro, c’è qualcosa che manca, che è stato rinnegato da entrambi. Ed ecco che, ciò che è uscito dalla porta… rientra dalla finestra!
Nel caso citato nella domanda è possibile immaginare che la donna giovane, da cui il marito è stato attratto, rappresentasse l’energia della gioventù che probabilmente è venuta a mancare nella coppia. Difficilmente si tratta della gioventù o della bellezza estetica legata agli anni, è sempre una qualità energetica che l’altra/l’altro incarna.
Nel caso della giovane donna, ci si può domandare:
da quanto tempo nella relazione mancavano spazi di “improvvisazione”, di slancio, di avventura, di leggerezza, di novità?
Su quali ruoli di responsabilità, di routine, di organizzazione e pianificazione ci si era incagliati?
I partner, prima della conseguenza estrema, sanno che stanno mantenendo una condizione di status quo a forza, lo sanno e scelgono di ignorarlo, di ignorare il dono che la relazione vuole portare loro. Trovare il coraggio di affrontare queste domande durante la relazione non garantisce il “per sempre”, ma trasforma la relazione di coppia in ciò che realmente è: una partnership di grande insegnamento e crescita.
Recuperare o lasciare andare il rapporto?
Non posso rispondere genericamente a questa domanda, posso solo far riflettere su cosa guida verso una delle due scelte. Se a recuperare il rapporto mi guidano il bisogno o la paura, di rimanere da sola, di una routine che si spezza, la presenza di figli, posso stare sicura che non ci sarà una reale evoluzione nel rapporto. Le scelte che nascono dalla paura sono destinate a fallire.
Se invece sento che continuo ad essere aperta all’altro, che desidero condividere con l’altro anche questa sfida così difficile, questo è un terreno solido su cui eventualmente ricostruire il rapporto.
Se al contrario sento che qualcosa si è chiuso, e questo, se siamo nella nostra verità interiore, lo sentiamo senza dubbio alcuno, allora è bene lasciare andare, dandosi comunque la possibilità di apprendere, anche da soli, la lezione che c’era lì per noi.
La sofferenza
È ovvio che una relazione che si interrompe improvvisamente e per motivazioni così sfidanti ci crei sofferenza e ci faccia sentire feriti. Pertanto non si tratta di ignorare il dolore che proviamo, ma di ascoltarlo senza identificarsi. È una parte di noi che sta soffrendo, non noi. La parte di noi compagna, la nostra parte bambina vulnerabile, e tutte le parti che hanno creduto e credono nella relazione di coppia, stanno soffrendo. Ma, siccome siamo una moltitudine di parti, organizzate in polarità, altre stanno gioendo, sì, proprio così, semplicemente non ne siamo consapevoli: la parte single ad esempio, la parte indipendente e tutte quelle parti a cui spesso rinunciamo quando entriamo in una relazione di coppia. Avete notato come alcune volte quando una relazione di coppia finisce le persone coinvolte sembrano rinascere? Uno dei motivi è proprio questo: finalmente quelle parti che sono state “sacrificate” per mantenere la relazione ora hanno la possibilità di ritornare nella loro vita.
Quindi, ascoltare la sofferenza significa essere consapevoli che chi sta soffrendo sono alcune parti di noi, che hanno bisogno della nostra attenzione e della nostra cura. Per farlo può essere utile, ad esempio, farle scrivere o disegnare perché si possano esprimere e, una volta terminato, prendersi un momento per “sentirle” come una parte di noi, dalla quale possiamo separarci. Separarsi non significa rinnegarle, ma non identificarsi.
Altro passo importante, affinché la sofferenza non sia vana, è, con il tempo, prendersi la responsabilità di quanto è accaduto, sapendo, come più sopra esposto, che la situazione che si è creata è per il 50% anche una nostra scelta, per quanto totalmente inconscia possa essere stata. Questo sta a significare che non siamo vittime dell’altro e dei suoi riprovevoli comportamenti, ma semplicemente co-autori con l’unico scopo di imparare su noi stessi e le nostre dinamiche interiori e di relazione.
Se mi focalizzo su questo, allora quella relazione e il dolore non saranno stati vani, ma avrò colto il dono che era lì per me, per noi. In caso contrario, la prossima eventuale relazione mi ripresenterà la stessa sfida, offrendomi ancora una volta l’opportunità di andare più avanti nel mio cammino di essere umano.
Infine, se da soli non si riesce ad affrontare le conseguenze di quanto accaduto e si ha bisogno di aiuto, consiglio di rivolgersi ad un professionista della relazione d’aiuto per farsi sostenere e aiutare, sia a guardare con altri occhi la situazione in cui ci si trova, sia a trovare in sé nuove risorse e quelle parti di noi che abbiamo rinnegato e che la relazione voleva mostrarci e farci accogliere.
Se vuoi approfondire i concetti qui esposti, ti consiglio la lettura del libro di Hal e Sidra Stone “La coppia viva. Come prendersi cura di sé e dell’altro per crescere insieme.”, Edizioni Crisalide, 2007.
dott.ssa Elena Dragotto
Counselor supervisor, dottore in Psicologia e Formatrice iscritta al Registro formatori A.I.F.